GIULIA BONEZZI
Cronaca

Amel: chi è la madre di Ghali che ha raccontato la sua battaglia con il tumore

La donna, il cui nome significa “Speranza” in arabo, era presente al teatro Manzoni con il figlio per l’evento “Ieo con le donne”

Ghali con la mamma Amel

Ghali con la mamma Amel

Milano, 25 maggio 2024 – Ghali, che non ha avuto paura a esprimere il suo pensiero sulla guerra a Gaza all’Ariston, ammette subito che ne aveva ieri, sul palco più piccolo e senza diretta Rai del teatro Manzoni di Milano.

Perché le mille persone davanti a lui erano pazienti o ex pazienti dell’Istituto europeo di oncologia, al raduno annuale inventato dal professor Umberto Veronesi e ora ribattezzato, da "Ieo per le donne" a "Ieo con le donne". Donne che gli chiedevano anche con una certa insistenza di cantare, ma non era questo il problema: "Mi trovo in difficoltà a riuscire a dire qualcosa a delle persone così forti, ho tanta stima di chi reagisce e supera questa cosa".

Perché "questa cosa, che continuiamo a chiamare così perché abbiamo paura di parlarne, anche se come ci spiegano i dottori è sempre più curabile e non è più il male di vent’anni fa", è il cancro che anche la sua "fortissima" mamma Amel, di sessant’anni, ha affrontato due volte: la prima nel 2001 ("Altri tempi, altre cure, un altro momento per me e per lei"), e poi di nuovo in piena pandemia, all’Ieo dove "i dottori mi hanno aiutata tantissimo, mi hanno fatta sentire a casa mia", spiega Amel, che in arabo vuol dire "Speranza"; e anche se avrebbe voluto (dice lui) che il figlio diventasse "un pilota o un dottore", senza accorgersene cita la sua canzone.

Il pudore del rapper

Ghali ieri, al Manzoni, parlava per la prima volta di "quella cosa" in pubblico, e "magari ci scriverò una canzone o una poesia, forse sono pronto ad affrontare questa cosa, come altre della mia vita, nella mia musica. Ci vuole una certa maturità, quello che spaventa è riaprire alcune porte".

Dietro questa porta c’è un bambino di otto anni che vive solo con la mamma, e perdono pure la casa dopo che a lei è stato diagnosticato un tumore al seno. Il cancro, "un bambino penso non possa sapere di cosa si tratti finché non succede, non è una cosa che esiste nella fantasia di un bambino. È quasi da non crederci – osserva a margine dell’evento l’artista, 31 anni compiuti da qualche giorno –. Ho dovuto fare i conti con una delle tristi realtà, uno dei tanti traumi che mi hanno scosso a quell’età. Però ho anche dei ricordi belli, ricordi forti d’amore". I cartoni animati ("Holly e Benji") che guardava quando andava dalla mamma in ospedale, l’amico gay di Amel "che mi veniva a prendere a scuola e mi portava da lei, che si occupava di me. Così ho scoperto e compreso, prima di altri ragazzi, le diversità che ci sono" tra le persone.

Anche delle belle risate: "Mamma e io andavamo a trovare mio padre in carcere, lei aveva perso tutti i capelli per la chemio – era la chemio del 2001, massacrante – e portava la parrucca ma riusciva a nasconderlo talmente bene che le prime volte lui non se ne accorgeva. Ci fermavamo nei parcheggi perché doveva grattarsi la testa che le prudeva, e ridevamo di questo, lei e io, tantissimo".

Il racconto della madre

Amel lo racconta con le stesse parole. Non nasconde che "all’inizio mi sono sentita come se stessi perdendo tutto", e anche la seconda volta, quando il cancro "è tornato dopo tanti anni, mi sono sentita proprio giù", ma "è importante essere positivi, andare avanti, la vita continua. Io vedevo mio figlio e sentivo che dovevo lottare. Ora ho una vita normale, serena, piena di gioia. La malattia rimane come un’esperienza, che tocca tante persone, con le cure di oggi è meno difficile da affrontare". Superata la malattia, sottolineano madre e figlio, "sono arrivate tantissime cose belle nella nostra vita".

“È entrata una luce – dice Ghali –. Ci hanno dato un’altra casa a Baggio, il mio quartiere, che mi ha cresciuto, mi ha dato forza e creatività. Mi si è accesa la passione per la musica. E ho iniziato a credere in Dio fortissimo. Ne siamo usciti alla grande. È assurdo quanta forza nasca in noi dopo un evento del genere, quanto sia determinante e possa cambiare la vita in meglio. Anche dopo la seconda volta, che è stata una bella botta ma grazie alla sicurezza che ci hanno trasmesso i dottori dell’Ieo è andata molto più liscia, nelle nostre vite c’è stato un altro boost incredibile".