REDAZIONE MILANO

Allarme invasione di gamberi killer Gli esperti: non mangiateli sono tossici

Avvistati nelle acque dolci e salmastre all’interno del parco Campagna in zona Barona. Per i medici è una delle specie più dannose in grado di bioaccumulare sostanze inquinanti

L’invasione del gambero "killer". È allarme al parco "Andrea Campagna", in zona Barona, per la crescita "esponenziale" del gambero rosso della Louisiana. Questo crostaceo d’acqua dolce, che può arrivare a misurare anche 20 centimetri di lunghezza, è una specie aliena, originaria degli Stati Uniti. Negli ultimi decenni è stato avvistato nelle acque dolci e salmastre nell’Italia settentrionale e centrale e, più di recente, al Parco Nord e al Bosco in Città. Nell’ex parco Teramo gli avvistamenti durano da qualche anno e non solo nei piccoli corsi d’acqua che costeggiano le risaie. Esemplari sono stati visti mentre camminavano lungo le strade sterrate. "Sono tre anni che vedo questi gamberi scorrazzare in giro, da quando mi sono trasferito in zona, ma il loro numero negli ultimi tempi è "esploso"" afferma il residente Roberto Maiorano che aggiunge: "Il mio timore è soprattutto per i bambini perché c’è anche un parco giochi e con quelle grosse chele potrebbero ferire i piccoli".

Un’altra residente è invece preoccupata per il suo cane perché avrebbe l’abitudine di gettarsi nel piccolo torrente e fare una scorpacciata di gamberi. Ghiotte di crostacei sarebbero anche persone non meglio identificate che li verrebbero a pescare per poi ovviamnete servirli in tavola. Un’idea buona - ed amica del risparmio - quella di mangiarseli? Per nulla. "Studi italiani hanno dimostrato che questi crostacei sono in grado di bioaccumulare inquinanti, come metalli pesanti. Sconsiglio vivamente di consumarli a tavola" afferma Paolo Galli, professore ordinario di Ecologia all’università di Milano Bicocca e direttore del MaRhe Center alle Maldive. "Il loro nome scientifico - prosegue l’esperto della Bicocca - è Procambarus clarkii e si tratta di una specie volontariamente introdotta dall’uomo in quasi tutto il mondo, tranne in Australia e nell’Antartide. In Italia è arrivata, per scopo commerciale, negli anni Novanta in allevamenti in Toscana, da cui poi sarebbero fuggiti alcuni esemplari fino a colonizzare i corsi d’acqua in altre regioni. Si tratta di vere e proprie macchine da guerra in grado di sopravvivere anche in condizioni ambientali estreme: dalle acque inquinate alle condizioni di scarsità di ossigeno, respirando con le branchie fuori dall’acqua per diversi giorni. Grazie a questa loro caratteristica riescono a spostarsi da un canale all’altro".

Il gambero della Louisiana è "una delle specie più dannose": è portatore sano della "peste del gambero", entra in competizione coi gamberi autoctoni (Austropotamobius pallipes) facendoli sparire. Minaccia anche i corsi d’acqua: "La loro attività fossoria destabilizza gli argini. Al momento tutti i tentativi di eradicazione sono falliti" conclude il professor Galli.

Annamaria Lazzari