Allarme dipendenze parte la rivoluzione

Il piano del centrodestra per modificare il sistema che nel 2019 ha assistito quasi 50mila lombardi (+2%)

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Ospedali specializzati per ricovere chi soffre di dipendenze gravi – non solo da droga, ma anche da alcol e gioco d’azzardo - anche in Lombardia. Ne è previsto almeno uno per ciascuna delle otto Ats nel progetto articolato in due proposte di legge presentate dalla maggioranza di centrodestra ed esaminate ieri dalla Commissione Sanità del Pirellone. Un progetto che si propone di rivoluzionare, a partire dal 2021, il sistema regionale per le dipendenze patologiche che l’anno scorso ha assistito 49.597 lombardi, il 2% più dell’anno prima. Soprattutto tossicodipendenti (28.775) e alcolisti (10.383), che mediamente rimangono nei centri di recupero più di tre anni e ci arrivano dopo sette dal primo incontro con la sostanza. Solo il 40% riesce a completare il percorso di cura. "La Regione spende 1.300 euro all’anno per ogni soggetto preso in carico – calcola Pietro Farneti della Fondazione Eris –. Cifre probabilmente sottostimate, comunque molto basse". Lo pensa anche chi ha steso i progetti di legge, che prevedono dal 2021 lo stanziamento di 20,5 milioni in più da parte della Regione: 6,5 per gli ambulatori, 10 per il servizio sanitario regionale e per la presa in carico di minori, uno per le spese sanitarie aggiuntive, tre per la formazione professionale e lo sviluppo della rete dei servizi sociosanitari. "L’idea è di eliminare i finanziamenti spot, legati a interventi particolari – spiega Farneti –, e dare continuità maggiore alle iniziative delle comunità di sostegno". Ma anche di rifondare nel complesso un sistema considerato obsoleto, migliorando il coordinamento tra comunità private e ambulatori pubblici e prevedendo ospedali adatti a ricoverare chi soffre di dipendenze gravi. "Ora chi ha bisogo di cure ospedaliere deve andare in un’altra regione - spiega il fondatore di Eris -, perché qui mancano del tutto poli specializzati. Mandiamo decine di persone in Emilia Romagna o in Trentino". L’idea è avere un presidio per Ats, con un numero di posti letto commisurato alle necessità del territorio. E per definire queste misure e il nuovo sistema nel suo complesso, di dar vita a comitati tecnici nelle Ats con gli ospedali e le organizzazioni del terzo settore,oltre a un comitato d’indirizzo politico presso la Giunta, composto da consiglieri regionali e presieduto dal governatore Attilio Fontana.

"In questo modo - spiega Riccardo Gatti, direttore del Dipartimento interaziendale per le dipendenze presso l’Asst Santi Paolo e Carlo - ci sarà una rete integrata, che permetterà di immaginare percorsi individuali differenti". Le proposte di legge si preoccupano anche del reinserimento degli assistiti nella società, prevedendo borse lavoro, agevolazioni sugli affitti, corsi di formazione. Farneti insiste su un punto: "L’importante è che le comunità di recupero non vengano medicalizzate. Non ha senso chiedere dei parametri simili a quelli delle Rsa. Non siamo strutture sanitarie".

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