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Clan all’acido, l’amico bancario sfigurò la prima vittima degli amanti diabolici

Il primo lancio d’acido lo fece il bancario, Andrea Magnani, e non Martina Levato, e nemmeno il suo amante Alexander Boettcher. L’identikit del tipo fisico viene dalla prima vittima, Stefano S., che esclude fosse una donna il suo aggressore di Marinella Rossi ESCLUSIVO - L'audio dell'aggressione

Alexander Boettcher e Martina Levato in tribunale con la polizia penitenziaria

Milano, 13 febbraio 2015 - Il primo lancio d’acido lo fece il bancario, Andrea Magnani, e non Martina Levato, e nemmeno il suo amante Alexander Boettcher. L’identikit del tipo fisico viene dalla prima vittima, Stefano S., che esclude fosse una donna il suo aggressore materiale, e non riconosce la stazza di Alexander ma quella di Andrea. Il secondo e terzo lancio hanno di certo la mano della bocconiana, Alex fa da regista e supporter nelle retrovie con martello o spray urticante, e Andrea retrocede a tuttofare, autista e telefonista. Predatori a caccia di facce da bruciare. Il movente non esiste: è una scusa. E la tela del ragno si allarga a chi, da estraneo al gioco di coppia degli amanti totali, ne sposa da terzo incomodo la causa in un rito di iniziazione in cui lui stesso butta acido sul predestinato.

Chi apre le danze al muriatico? Chi colpisce il primo ragazzo, ignaro e innocente, con una secchiata corrosiva all’alba del 2 novembre in via Quarto Cagnino? Un uomo, dice con certezza la vittima. Boettcher, alto magro muscolare e deciso, o Magnani, più basso, più tarchiato, più incerto, altra struttura fisica? Prima di tutto, non era una donna. Ma un uomo, e più basso e tarchiato di quello che finora è stato riconosciuto, sempre, sui luoghi degli agguati, e cioè Alexander Boettcher. I parametri utilizzati da Stefano S., lo studente 25enne di Economia in Bicocca, e impiegato nella security del Divina fino all’1 novembre 2014, indicano Magnani, non Boettcher. E parametri sono la propria altezza e l’altezza della persona che dopo il 28 dicembre (dopo l’agguato a Pietro Barbini) ha assunto volto e fisionomia nota, e cioè l’amante di Martina, Alexander. E non è lui l’ombra scura, nascosta da sciarpa e cappuccio, che alle cinque del mattino del 2 novembre assale Stefano di spalle sotto casa, zona San Siro, dal ritorno della discoteca. La descrizione corrisponde ad Andrea, il 32enne tuttofare al servizio della coppia Levato-Boettcher, sempre presente insieme con i due negli agguati finora ricostruiti, e che pare avere partecipato a un rito di iniziazione da clan criminale o da setta, su indicazione della coppia, ma sbagliando persona. Sbagliando perché, nel corso del sopralluogo di metà ottobre con Martina nel privè del Divina, questa scambia, per l’enorme somiglianza, Stefano con il vero obbiettivo degli amanti diabolici, che era Giuliano C., un fotografo con cui la bocconiana si era scambiata qualche effusione da discoteca diverso tempo prima. E che quindi andava punito. È Magnani, secondo Stefano, il tipo fisico che lo ha aggredito: certamente un uomo («sono in grado di riconoscere una donna e quello era un uomo» dice Stefano al suo legale Andrea Orabona), più basso e più tarchiato sia di lui che di Boettcher. Il ribaltamento scenico certo non alleggerirà le responsabilità della coppia, ma aggraverà probabilmente quelle del bancario.

Andrea Magnani ieri è stato chiamato a rendere interrogatorio davanti al procuratore aggiunto Alberto Nobili e al sostituto Marcello Musso: è stoppato, pochi minuti dopo le quattro del pomeriggio e prima che rilasci versioni contraddittorie, dal suo stesso avvocato Andrea Etteri. Magnani vorrebbe rispondere, ma il legale lo invita ad avvalersi fin quando non sarà pronto a ricostruire i fatti senza che i fatti gli si rivoltino contro. E il boomerang contro Magnani potrebbe venire da Stefano che si è alla fine risolto, accompagnato dal suo difensore Orabona, a uscire dal tunnel in cui è entrato all’alba del 2 novembre e dopo tre mesi trascorsi fra interventi e bende al Grandi Ustionati del Niguarda (le lesioni subite sono gravissime, gli sfregi permanenti, la vista di un occhi indebolita): il ragazzo verrà sentito dall’aggiunto Nobili e dal pm Musso, che conduce indagini sui tre casi seriali di aggressioni all’acido, due riuscite e una, a Giuliano, fallita. L’aggressione a Stefano, così come è raccontata dal bancario, è forse uno dei punti più deboli delle dichiarazioni di Magnani fatte nell’interrogatorio di garanzia davanti al gip Giuseppe Gennari. Magnani colloca fra il 10 e il 20 ottobre la spedizione di lui e Martina dentro il Divina a cercare un giovane cui la ragazza avrebbe dovuto chiedere di testimoniare contro un suo presunto violentatore. Da allora si passa alla notte dell’1 novembre, in cui, alle 4 del mattino Magnani dice di ricevere la visita sotto casa dei due. Magnani colloca allora sé e i due amanti nella sua Grande Punto verso via Postumia e via Quarto Cagnino; dice di essere restato nei pressi dell’auto, mentre Martina scende armata della solita tracolla e mentre Alexander la segue fino al bivio tra via Quarto Cagnino e via Postumia. Ma la ricostuzione non regge a Stefano, uno che non ha motivi di mentire.

di Marinella Rossi

marinella.rossi@ilgiorno.net