Coppia dell'acido, legale di Boettcher: "Savi aggredito da Magnani o da uno sconosciuto". Scarpe in aula come prova

L'avvocato Ermanno Gorpia, difensore del broker tedesco, si è rivolto al Tribunale per chiedere l'annullamento dell'ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti del suo assistito il 18 aprile scorso con l'accusa di associazione a delinquere. I giudici si sono riservati: il loro verdetto arriverà entro tre giorni

Alexander Boettcher in tribunale

Alexander Boettcher in tribunale

Milano, 12 maggio 2015 - Continuano le indagini sulla 'coppia dell'acido'. Sarebbe stato Andrea Magnani, e non Alexander Boetccher, a scagliare l' acido contro il 25enne Stefano Savi all'alba del 2 novembre scorso in Via Quarto Cagnino, periferia Ovest di Milano, nella prima delle tre aggressioni con l'acido avvenute nel capoluogo lombardo tra i primi di novembre e la fine del dicembre scorso. Ne è convinto l'avvocato Ermanno Gorpia, difensore del broker tedesco, che lo ha puntualizzato davanti al Tribunale del Riesame dove si è rivolto per chiedere l'annullamento dell'ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti del suo assistito il 18 aprile scorso con l'accusa di associazione a delinquere. I giudici si sono riservati: il loro verdetto arriverà entro 3 giorni.

"La verità è che l' acido a Savi l'ha lanciato Magnani", ha sottolineato Gorpia al termine dell'udienza. La sua strategia  difensiva, insomma, è quella di addossare al presunto complice Magnani parte delle responsabilità della cosiddetta "coppia diabolica". A suo parere, non ci sono dubbi: "Magnani è un super esperto. Il tecnico della banda è lui". E ancora: "Magnani la sa molto più lunga di quello che in realtà vorrebbe far credere. La verità è che dice bugie".  Secondo Gorpia, non è credibile la ricostruzione della Procura secondo cui Savi sarebbe caduto vittima di un agguato perché la "coppia diabolica" lo avrebbe scambiato per il fotografo Giuliano Carparelli: "Non c'è stato nessuno scambio di persona", ha assicurato.

Ed è convinto di poterlo dimostrare attraverso una serie di nuovi accertamenti, che la Procura ha omesso di fare.  Savi è stato colpito poco dopo le 6 del mattino in via Quarto Cagnino, mentre rincasava da una serata in discoteca. Lo studente ha riferito subito dopo l'aggressione e poi il 13 febbraio quando è stato dimesso dall'ospedale che a colpirlo è stato un uomo dalla corporatura tarchiata che nel suo ricordo ha tirato l' acido con la mano sinistra. "Né Magnani, né Boettcher sono mancini", ha sottolineato il legale, che ha chiesto accertamenti su un uomo che la sera dell'aggressione a Savi, intorno alle 22, si sarebbe presentato all'ospedale San Carlo con un avambraccio ustionato, ma che poi è scappato via. "Vorrei sapere se le ustioni erano sul braccio destro o sinistro", ha spiegato Gorpia dopo l'udienza, affermando che potrebbe trattarsi del vero aggressore dello studente. Una volta fermato nei mesi successivi gli arresti dei presunti complici, Magnani ha confessato di aver raggiunto Savi insieme a Boettcher con la macchina di quest'ultimo e che, subito dopo l'aggressione commessa a suo dire da Levato, Boettcher gli avrebbe detto di essersi reso conto "di aver sbagliato persona". Ebbene, secondo Gorpia tre impronte di una scarpa da tennis Adidas misura 44 trovate sull' acido rinvenuto in via Quarto Cagnino e in via San Giusto scagionano il suo assistito, che porta il 42 e mezzo, come lo stesso Boettcher ha mostrato ai giudici del riesame, alzando la scarpa da tennis che calzava oggi perché leggessero il numero.

Non solo, stamani il broker ha spiegato al collegio di essere alto 187 centimetri, ma che la sua altezza raggiunge i 190 centimetri, perché utilizza un rialzo nelle scarpe per problemi alla schiena. Un'altezza a dire del legale incompatibile con la descrizione che Savi fa del suo aggressore. Gorpia ha lamentato l'assenza agli atti di indagine di tutto il traffico telefonico dell'area di via Quarto Cagnino la notte dell'aggressione per capire chi via abbia transitato e il fatto che non gli siano stati consegnati i tabulati telefonici degli indagati, né i relativi agganci alle varie celle telefoniche per individuarne i vari spostamenti: la procura ha depositato solo i tabulati relativi alle telefonate che si sono scambiati tra loro. "Ho visto che nella notte tra il primo e il 2 novembre Magnani ha contattato Boettcher alle 4.29, un'ora e mezza prima dell'aggressione, ma noi vogliamo sapere dove si trovasse Boettcher prima e dopo quell'ora. Non solo, va ricordato che Boettcher e Magnani si chiamavano decine di volte ogni notte e quella telefonata non prova nulla". 

Poi Gorpia ritiene di aver provato che Levato avesse identificato Carparelli, uomo che secondo la procura voleva sfregiare perché aveva avuto con lei effusioni in discoteca, già prima dell'aggressione a Savi, ritenuto vittima di un errore di identificazione: "Risulta che Martina già a ottobre abbia cercato Carparelli su Facebook - ha affermato il difensore -. Poi il 3 novembre Martina contatta la zia di Carparelli. Insomma, la stessa polizia dice che Magnani non è attendibile, perché dagli accertamenti risulta che l' acido è stato trasportato in via Quarto Cagnino in un contenitore aperto, appeso a dei ganci da un uomo con il 44 di piede, e non da Martina con una borsa". Per Gorpia, per verificarlo basterebbe che la procura acquisisse tutti "i filmati delle telecamere all'incrocio tra via Quarto Cagnino e via San Giusto che potrebbero addirittura aver registrato l'aggressione. Perché non è stato fatto? Perché non sono state acquisite le immagini davanti al portone di Savi?". Per il legale è, infine, possibile che Boettcher non abbia nemmeno partecipato al tentativo di colpire con l'acido Carparelli, visto che il suo telefono ha agganciato la cella di Rogoredo in un orario incompatibile con l'attentato. Boettcher è stato riconosciuto da un testimone, ma per Gorpia il teste si è detto sicuro solo di Levato.

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