Aggredito dalla ex con l'acido: "Mi scrive e mi perseguita anche dal carcere"

Daniele Polacci, il barista sfregiato a in piazza Gae Aulenti nel gennaio scorso, riceve lettere dalla sua stalker condannata due anni di Rems

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MILANO

Ci sono voluti tre interventi e parecchi mesi di riabilitazione al collo, ma ora sta molto meglio ed è tornato al suo lavoro, anche se stavolta, lontano da Milano. Daniele Polacci, 28 anni, barista originario di Montecreto, in provincia di Modena, fu aggredito con l’acido in piazza Gae Aulenti, lo scorso 4 gennaio, dalla stalker con problemi psichiatrici Tamara Masia di 43 anni, che non si rassegnava all’idea che lui si fosse allontanato da lei dopo solo due appuntamenti. Si erano conosciuti in chat, si erano incontrati, poi dopo aver trascorso una notte in albergo, i primi segni di squilibrio della donna avevano convinto il giovane ad allontanarsi subito da lei. Un secondo incontro chiarificatore e poi un fiume di odio sfociato in una aggressione con l’acido dalla quale per fortuna il giovane Polacci era riuscito a ripararsi, proteggendosi almeno il viso.

A settembre la sentenza di condanna in abbreviato della tua stalker a due anni da trascorrere in una Rems (ospedale psichiatrico ndr) e oggi (ieri ndr) le motivazioni che la definiscono "socialmente molto pericolosa". Come sta vivendo tu a distanza di dieci mesi?

"L’incubo non è mai finito perché lei ha continuato a mandarmi lettere dal carcere, a memoria ne ricordo sei, l’ultima solo due settimane fa".

Cosa scrive nelle lettere?

"Capisco che si tratta di frasi deliranti, ma fanno paura, ho paura per me, per i miei genitori e per tutta la mia famiglia perché lei le lettere le indirizza anche a mia madre e mio padre, quando io sono via per lavoro. Conosce il loro nome".

Cosa "rivendica"?

"Vomita odio e rancore misti a insulti irripetibili a me e a mia madre. É un incubo continuo, quando vediamo quelle lettere che arrivano dal carcere nella buchetta della posta, con i nostri nomi scritti sopra, sale la paura. Ci sentiamo braccati.

Ci sono frasi scritte a mano da lei, piene di cose mai successe e anche di errori di grammatica con parole storpiate".

Faccia un esempio di cosa la accusa...

"Di averle rovinato la vita. Io a lei. Io ti amavo, scrive, ”volevo stare con te invece tu mi hai illusa, mi hai usata, sei un drogato, me lo dovevi dire che eri gay, devi farti curare”, mi limito a leggere le cose raccontabili. Insiste, dice di essere vittima, vessata, abusata, maltrattata e che me la farà pagare. E veniamo alla cosa che tempo di più".

La minaccia...

"Due anni di condanna non sono tanti, chi mi garantisce che poi non mi venga a cercare, anche prima dei due anni, per finire il lavoro che ha in mente.

Io e la mia famiglia a giudicare dalle lettere siamo ancora la sua ossessione. E poi lo ha proprio detto che vuole pagare qualcuno per farmi del male. E da quanto ne so, tramite il suo avvocato, ha già impugnato la sentenza e non ha mai mostrato alcun segno di pentimento".

Anna Giorgi

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