Affari sporchi di famiglia, 11 arresti

Luigi Spatuzzi guidava un sodalizio criminale che creava aziende per poi farle fallire e intascare i soldi

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di Francesca Grillo

Riuscire a disarticolare l’associazione, destreggiandosi tra nomi e prestanomi, pagati per fare da amministratori, e seguire il flusso dei soldi, deve essere stato un po’ come in quei film dove sui muri degli investigatori ci sono decine di immagini e fili tirati. Un’indagine complessa che è riuscita a trovare il capo di quei fili tra 25 società create, "svuotate" e chiuse per intascarsi i soldi. In cima alla piramide c’era Luigi Spatuzzi, 53enne di Trezzano, che gestiva il suo esercito di sodali. Lo chiamavano "capo" e chi è di Trezzano lo ricorda per la sua passione per cavalli e carretti, con cui spesso girava. Una passione finanziata anche dai soldi che giravano tra le società: parte dei proventi era utilizzata per l’iscrizione a importanti associazioni equestri. Gli accertamenti dei militari della guardia di finanza di Corsico, guidati dal capitano Pierluigi Rochira, hanno portato a 11 misure cautelari e al sequestro preventivo di 33 milioni di euro e 127 automezzi. Il quartier generale era un immobile in via Boccaccio 87 a Trezzano, sede di alcune delle società e abitazione degli indagati. Tutto in famiglia: dentro l’organizzazione c’erano Luigi Spatuzzi, con il ruolo di promotore, organizzatore e amministratore di molte delle società fallite, suo fratello, il figlio, la compagna, Olga Antonov, braccio operativo del gruppo, e una serie di collaboratori stretti, come Vincenzo Montesano, che gestiva la parte economica. Xhead, Gateimpex, Consorzio Lombardia Expo, T&G, Unica Logistica Scarl sono solo alcune delle aziende, per lo più con sede a Trezzano, di trasporti e logistica. Tutte aperte, una dopo l’altra, per movimentare i soldi senza fatture o pezze giustificative. Quando i curatori fallimentari chiedevano i libri contabili, magicamente erano spariti, persi, introvabili. Gli indagati, intanto, ne avevano prosciugato il patrimonio, inclusi cellulari, pc, macchinari, auto. Niente tasse pagate: un danno milionario per l’erario, mentre i conti esteri degli indagati lievitavano. "Causavano il dissesto delle società per conseguire ingiusto profitto – scrivono gli inquirenti –. Nei bilanci indicavano falsi debiti e operazioni inesistenti". Appena le società, molte collegate anche al contrabbando di carburante che impiegava lavoratori stranieri irregolari, chiudevano, via tutto. Difficile ricostruire il patrimonio effettivo e il giro d’affari. Fino a quando le indagini dei finanzieri hanno portato agli arresti. Luigi Spatuzzi, Olga Antonov e Vincenzo Montesano sono finiti in carcere. Su Spatuzzi ha pesato anche il curriculum criminale, tra associazione a delinquere, falso ideologico, ricettazione, truffa, con, sottolineano gli inquirenti, "un’inclinazione a delinquere non occasionale".

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