Addomesticare il “mostro“ Concime fecondo

Maria Rita

Parsi

Poiché, come scrive Riccardo Bacchelli, “degli stupidi stupisce il numero”, quando presentai nel 2003 il mio libro “Cuore di Mostro”,

qualcuno venne a farmi le congratulazioni, in modo sospeso tra la lode stucchevole e falsa - di certo il libro non l’aveva ancora letto- e l’invidia calunniosa. Infatti, aggiunse: “Però, non condivido

proprio la parola “Mostro”. È una parola troppo forte ed offensiva da usare per un titolo”. Allora, con rispettoso distacco, risposi: “Lei conosce la radice della parola “mostro”? È dal latino “mostrum” e significa “prodigio” “ammonimento”. E, dunque, deriva da “monere” ovvero “ammonimento”, “messaggio” , “avvertimento”, relativamente a ciò che si cela, anche “dietro e dentro”, l’azione più indegna ed incredibilmente orrenda. Mostruosa, appunto! Così, nel cuore dei “mostri” si cela,

anche e anzitutto, il peggio dell’inumano orrorifico sentire ed agire, il prodigio del male che appartiene all’inconscio collettivo e che, quotidianamente, si esprime. Orribili e prodigiose vendette di chi consegna al delirio del

male il perverso anomalo percorso della sua vita, trasformandolo in

un irreversibile, scandaloso “danno collettivo”. Danno che, se individualmente decriptato, ciascuno di noi può evitare,

“addomesticare”, governare, trasformare da letame del diavolo, in concime fecondo, capace di fertilizzare e far fiorire prati di girasoli,

papaveri e buone azioni. Ma, qualora questo non avvenga e quel “mostrum” prevalga, esprimendo “l’orrorifico orrore” che, quotidianamente, le cronache nere, nazionali ed internazionali, ci

segnalano, è importante ed opportuno individuarne e denunciarne l’origine. Ossia le radici del male umano e della sua diffusa e difficilmente governabile banalità- Hannah Arendt, docet!- E, ancora,

il modo, scandalosamente, indegnamente “prodigioso”, in ragione del quale quelle radici ci ammoniscono di prendere atto “del dovere” di indagare, comprendere, prevenire quel male che tutti ci riguarda , a

partire dalla prima agenzia educativa, la famiglia.

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