Addio a un uomo che viveva per gli altri

Morto a 73 anni mentre era in viaggio in Normandia. L’omaggio della sua Milano e di tutta Italia: "Sapeva sognare"

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di Marianna Vazzana

Gino Strada è morto. Il chirurgo e filantropo milanese che portava cure, speranza e amore nei luoghi martoriati dalla guerra se n’è andato a 73 anni mentre i Talebani avanzavano verso Kabul, nella “sua“ Afghanistan. Forse il destino ha voluto evitargli un dolore. Soffriva da tempo di problemi cardiaci. Era a Rouen in Normandia. "Ci eravamo sentiti l’altro ieri, stava benissimo: era in vacanza a riposarsi un po’. È stato un fulmine a ciel sereno", ha commentato Rossella Miccio, presidente di Emergency, l’organizzazione non governativa che Gino Strada aveva fondato nel 1994 insieme alla moglie Teresa Sarti (scomparsa nel 2009) e ad amici e colleghi, e di cui era l’anima: obiettivo, curare tutte le vittime di guerra ma anche della povertà. La sua "creatura" più preziosa è la figlia Cecilia, che ha scritto un messaggio su Facebook: "Sono in mezzo al mare e abbiamo appena fatto un salvataggio. Non ero con lui, ma di tutti i posti dove avrei potuto essere... Beh, ero qui con la ResQ - People saving people a salvare vite. È quello che mi hanno insegnato mio padre e mia madre". Ai suoi collaboratori Gino Strada diceva sempre: "I pazienti vengono sempre prima di tutto". Lo hanno ricordato loro, aggiungendo che "le cose che si notavano subito in lui erano il senso di giustizia, la lucidità, il rigore, la capacità di visione. E a conoscerlo meglio si vedeva che sapeva sognare, divertirsi, inventare mille cose. È morto felice".

Nato a Sesto San Giovanni il 21 aprile 1948, si era laureato in Medicina alla Statale di Milano specializzandosi poi in Chirurgia d’emergenza. Nel 1988 lavorava con la Croce Rossa per assistere i feriti di guerra. Negli occhi portava gli scenari dei conflitti in Pakistan, in Etiopia, in Thailandia, in Afghanistan, in Somalia e in Bosnia (ma non solo), quando ha deciso di fondare Emergency. Nel mondo portava la parte buona di Milano, quella più umana. "Se ne è andato un caro amico, Gino Strada. Gli volevo bene e lui ne voleva a me – le parole del sindaco Beppe Sala –. In giugno avevo celebrato il suo matrimonio con la dolce Simonetta. Una cosa è certa: ha sempre pensato prima agli altri che non a se stesso. Mi e ci mancherai". Lo ricorda anche l’europarlamentare Giuliano Pisapia, ex sindaco di Milano: "Ha dedicato la sua vita a curare le vittime della guerra e della povertà senza fare distinzioni e non ha mai mancato di far sentire la sua voce per la pace e la giustizia a favore degli ultimi". Roberto Cenati, presidente Anpi provinciale di Milano, evidenzia che Gino fosse "sempre in prima fila nelle manifestazioni nazionali a Milano, nella ricorrenza del 25 aprile". Traccia indelebile è in piazza Gramsci, dove "il Municipio 8 – dichiara il presidente Simone Zambelli – ha dedicato lo stabile sede dei volontari di Emergency a Teresa Sarti. La mia generazione si è formata sui suoi libri, sulle sue battaglie per un mondo senza guerre, per la promozione di una salute accessibile a tutti e per la lotta al disarmo". Questa è la sua eredità. "Un uomo che ha fatto della propria professione una missione a favore degli ultimi, portando con generosità nei paesi più poveri e nelle zone di guerra l’eccellenza della medicina italiana", sottolinea ancora la vicepresidente della Regione Lombardia, Letizia Moratti, unendosi al cordoglio di tutta Italia. "Ha portato le ragioni della vita dove la guerra voleva imporre violenza e morte", dice il presidente della Repubblica Sergio Mattarella mentre il premier Mario Draghi - che "ha appreso con tristezza della morte di Gino Strada", si legge in una nota di Palazzo Chigi - ricorda "la sua vita sempre dalla parte degli ultimi". Don Luigi Ciotti saluta "un caro amico, un lottatore, un uomo che ha vissuto non solo per sé ma per gli altri. Consapevole che il ‘bene’ non è mai passivo o neutrale, che ogni vero bene è figlio del costruire giustizia" e "C’è tanto silenzio oggi a Progetto Arca per la profonda tristezza che tutti proviamo nel cuore. Condivisione di ideali, collaborazione nelle azioni concrete, stima incondizionata: è questo che d’istinto mi viene in mente", commenta il presidente Alberto Sinigallia, mentre si unisce al pianto il mondo della musica, da Vasco Rossi a Daniele Silvestri: "Gino mio. Gino nostro. Gino di tutti. Gino degli indifesi, dei feriti, Gino in guerra contro ogni guerra, sempre. Lasci un mondo che ti ha fatto incazzare quasi ogni giorno, eppure ‘sto mondo di m. è un po’ meno di m. grazie a te...".

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