Come un tuono che rimbomba nella terra dei motori. Se n’è andata con la stessa folle velocità dei bolidi ai quali ha dedicato una vita intera. Ma troppo breve. A soli 54 anni è morta Katia Bassi, top manager delle più prestigiose case automobilistiche italiane e non, da Ferrari a Lamborghini ad Aston Martin. E fino all’ultimo dei suoi giorni, alla guida di Silk-Faw, la joint venture sino-americana delle supercar elettriche di lusso.
"Il mio rimpianto nella vita è di non essere diventata mamma", si confidò ai giornali di settore che spesso la mettevano in copertina, anche per il suo fascino l’imprenditrice nata a Pavia e cresciuta a Locate Triuzi, dove sarà sepolta domani.
Il suo rammarico professionale invece è senza dubbio quello di non essere riuscita, prima di spegnersi, a definire il maxi progetto della joint venture sino-americana delle supercar di lusso sportive che da un anno e mezzo cerca di insediarsi a Gavassa di Reggio, ma senza successo. "Ci credo, ce la faremo, andiamo avanti". Parlava così nell’ultima intervista rilasciata al Carlino, un mese e mezzo fa, tra tanti brutti colpi di tosse e le difficoltà imprenditoriali.
Tenace e determinata. Katia non si è mai data per vinta. Nonostante il brutto male che la perseguitava da un anno, ha continuato a crederci. A lavorare. A metterci tutta la sua capacità e passione. Non è stucchevole retorica post mortem (anche perché il nostro giornale al progetto non ha mai risparmiato critiche), ma in mezzo alla tempesta di Silk-Faw, tra addii illustri, ipocriti e vigliacchi, è stata l’unica a non scendere dalla nave. E soprattutto, anche con la stampa, a metterci sempre la faccia. Persino i lavoratori che si sono licenziati ne hanno sempre parlato bene.
Se Silk-Faw dovesse riuscire ad approdare a Reggio con quanto promesso, almeno una dedica andrebbe fatta a lei. Katia lascia a testa alta. Le va riconosciuto. Così come l’innegabile capacità manageriale, in un mondo a forte impronta maschile. Non si entra per caso nelle cento donne più importanti nella classifica di Forbes Italia. Così come non si diventa casualmente la prima donna a sedersi nel board di Lamborghini. O responsabile del Cavallino Rampante, vice presidente di Aston Martin Lagonda, così come incarichi importanti in Swatch e Inter. E pure amministratrice delegata di Nba Europe, riuscendo a far diventare il basket americano il secondo sport più seguito del vecchio continente. Un curriculum da fare invidia. Da piccola voleva diventare magistrato, si laureò prima in scienze politiche e poi in giurisprudenza, ma si fece largo infine nella Motor Valley più famosa del mondo. "Katia è stata una vera leader. Siamo stati fortunati ad aver vissuto la sua passione, il suo ottimismo e la sua competenza nel mondo automobilistico, che faranno sempre parte dell’azienda in futuro", la ricorda Silk-Faw."Oltre a una manager competente, seria, apprezzata in tutta Italia e in campo internazionale, Katia era una persona di doti umane rare" , dice il sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi.
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