MAURIZIO
Cronaca

A spasso per Lambrate e le sue vie ricche di personaggi e ricordi

Paolo Di Stefano racconta la sua esperienza a Lambrate, dove ha vissuto dal 1992. Ricorda personaggi come Enzo Jannacci, Giorgio Gaber e Vittorini, e luoghi come Libragioni, che purtroppo non esistono più. Una passeggiata tra passato e presente.

Cucchi

Paolo Di Stefano, ottimo scrittore e giornalista, vive in zona Lambrate, dove vado a trovarlo per passeggiare un po’ nei paraggi e farmene raccontare qualche sua impressione. "Sono arrivato qui nel 1992. Venivo da Roma e non avevo nessuna idea della geografia di Milano, che pure avevo frequentato molto nel periodo dell’università a Pavia". Ci muoviamo allora tranquilli in via Pacini, entriamo nella piccola via Giuseppe Bardelli dove anch’io, in un tempo lontano, venivo spesso perché ci abitava un mio caro amico, Alberto Mornacco, giornalista e pubblicitario, che tra l’altro mi iniziò e fece appassionare alla grande musica di Beethoven. Di Stefano così prosegue: "Lambrate sapeva di Parco Lambro, dove negli anni Settanta c’era festival di Re Nudo e mi è capitato esattamente il contrario di quel che in genere accade: un quartiere che sulle prime non mi diceva niente e vivevo con indifferenza ha acquistato sempre più fascino, un insolito fascino nutrito dall’abitudine quotidiana: l’edicola, la pasticceria, il bar". E a proposito di questa via molto vivace e accogliente, racconta: "Un giorno mi è capitato di vedere qui, con mia felice sorpresa, Enzo Jannacci, su una 126 giallo senape. Più tardi il giornalaio Giancarlo (diventato un amico), mi ha raccontato che, nel bar-tabacchi dell’angolo, il Riccardo, quello della canzone, giocava proprio al bigliardo con Giorgio Gaber…". Quello, per citare il testo, che "non è di grande compagnia ma è il più simpatico che vi sia". Di Stefano ricorda poi altri personaggi legati a queste strade: "Vittorini nel ’39 lasciò Firenze per andare a vivere al numero 23 di via Pacini e dal quinto piano vedeva ‘mattinate bellissime’, In via Bardelli c’era poi Libragioni, un ambiente molto accogliente dove, continua l’amico, "si beveva, si leggeva, si suonava il venerdì e il sabato sera. Peccato davvero che l’abbiano chiuso". E qui ci salutiamo osservando il presente dei luoghi con qualche rimpianto per il passato...