A lezione dai medici di base "Vocazione da riscoprire"

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"L’examination day, con un’unica data e un unico orario in cui si decide il futuro di 70mila persone in una professione così impegnativa e vocazionale, era penalizzante". Michele Riva (nella foto) è docente di Storia della medicina all’università di Milano-Bicocca e medico dell’ateneo.

Meglio la nuova modalità?

"Il Tolc-Med, in due momenti diversi e con una finestra di tempo più ampia, permette ai futuri medici di affrontare la prova con meno pressioni. Per l’università il test nazionale unico era gravoso dal punto di vista logistico, con possibilità di errori che si ripercuotevano a livello nazionale. Ricordo il mio test, nel 2000: l’apertura di una busta prima del tempo in un’altra università portò a invalidare l’esame di tutti e a ripeterlo a fine settembre".

Cultura generale pesa meno nel quiz.

"Già l’anno scorso si era intervenuti in tal senso. Si dà più spazio a materie che si incontrano nel percorso: matematica, fisica, biologia, chimica e ragionamento".

Come valutare però l’aspetto motivazionale, fondamentale in una professione come quella del medico?

"Difficile in fase di test. Ma credo che la parte vocazionale e motivazionale sia da sondare nel biennio e anche prima, con l’orientamento alle superiori. Ci sono licei che hanno un potenziamento con curvatura biomedica che permettono anche di fare esperienze. Le università si stanno attivando con corsi per piccoli gruppi, anche di arte-terapia, per capire meglio cosa significa fare il medico. Come Bicocca, oltre a quanto previsto dalla normativa, abbiamo inserito più occasioni per i nostri studenti. Già nel primo semestre del secondo anno fanno esperienza di cinque giorni con i medici di medicina generale: non c’è posto migliore per capire la relazione medico-paziente, uno a uno, e assicurarsi che sia la strada giusta; al quarto anno tirocincio formativo, sempre dal medico di base, oltre che al sesto anno, quando si viene anche valutati dal ’medico di famiglia’".

Un’occasione anche per riscoprire una figura bistrattata?

"Sì, e di cui c’è tanto bisogno. Il problema è storico: c’è sempre stata una visione ospedalocentrica, un modello ereditato dall’Ottocento. Dobbiamo rompere questa equazione medico-ospedale, è importante stimolare anche la medicina del territorio: abbiamo visto durante la pandemia quanto sia cruciale".

Simona Ballatore

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