Mantova e la sua storia “sotto terra”: cacciatore di 5.000 anni fa sepolto con coltelli e frecce

La necropoli dell’età del Rame riserva sorprese: a Palazzo Ducale gli accertamenti per datare i reperti

Un particolare dei reperti di San Giorgio Bigarello

Un particolare dei reperti di San Giorgio Bigarello

Un cacciatore, probabilmente anche un guerriero, che non si è separato da coltello e frecce nemmeno dopo la morte: il suo scheletro (assieme a quello di un suo contemporaneo) costituiscono l’ultimo importante ritrovamento che la zona della Valle Padana a ridosso del Mincio regala agli archeologi.

Una necropoli risalente all’Età del Rame o Eneolitica (vale da dire tra il 3550 e il 2500 avanti Cristo) è stata scoperta nel territorio a San Giorgio Bigarello, un comune a est di Mantova, lontano solo 5 chilometri dall’area archeologica di Valdaro, quella resa famosa dal ritrovamento dei due amanti, lui e lei, abbracciati per sempre in una tomba neolitica.

A San Giorgio i preziosi resti di tre sepolture sono affiorati durante i lavori di riqualificazione del parco di via Tobagi. Ad appena 50 centimetri sotto il terreno i tecnici si sono imbattuti in quella che apparsa subito come una zona di inumazioni. Poco distante dalle tombe eneolitiche, infatti, sono state trovate altre sepolture più ‘recenti’ di 3 o 4mila anni.

Gli esperti spiegano la coincidenza con la circostanza che il terreno sabbioso, non sfruttabile in agricoltura, era spesso scelto per accogliere i cimiteri. A chi appartengono gli scheletri trovati a San Giorgio? Sicuramente a due uomini: uno aveva ancora tra le mani un pugnale e nella tomba una punta di freccia, l’altro solo 5 punte di freccia; della terza sepoltura era rimasto davvero poco per fare congetture. Per le altre, si tratta, a prima vista, di figure di primo piano nel loro contesto, con un corredo da cacciatori (quello di guerrieri arriverà in età successive).

Il primo corpo è stato trasportato al Palazzo Ducale di Mantova, che è anche sede del museo archeologico virgiliano, e sono iniziati gli accertamenti per datare con certezza i reperti, stabilire l’età dei defunti ed eventuali indizi sulle cause della loro morte. Unanime il giudizio sull’importanza del ritrovamento. Lo ha confermato il sovrintendente di Mantova, Cremona e Lodi, Gabriele Barruca, che era affiancato dal funzionario archeologico Simone Sestito.

I dettagli sugli scavi sono stati forniti dagli esperti della Sap, la Società Archeologica che ha materialmente portato alla luce la necropoli. "Per noi è davvero molto importante dare testimonianza di quanto rinvenuto - ha detto il sindaco di San Giorgio Beniamino Morselli -. La storia della nostra cittadina è, sostanzialmente, “sotto terra“ e l’analisi di quanto possa essere avvenuto, qui, migliaia di anni fa è un valore aggiunto per la conoscenza e per la valorizzazione del nostro territorio. L’idea è quella di illustrare e rendere pubblico, il più possibile, tutto quello che, in collaborazione con la Soprintendenza stiamo facendo, magari realizzando anche dei totem o dei supporti grafici nell’area interessata dagli scavi".