Sabbioneta, morto nell'incendio appiccato dal padre: "Marco si ribellava, lui l’ha ucciso"

Spuntano nuove testimonianze contro il padre omicida. L’ex moglie conferma: violenze da mesi, quattro le denunce

Marco Zani, morto a 11 anni

Marco Zani, morto a 11 anni

Sabbioneta (Mantova), 25 novembre 2018 - Spuntano nuove testimonianze contro Gianfranco Zani, l’artigiano di 52 anni che giovedì pomeriggio ha dato fuoco alla casa dalla quale era stato allontanato, provocando la morte del figlio Marco di 11 anni. L’ex moglie Silvia Fojtikova dall’ospedale di Oglio Po dove è ricoverata con gli altri due ragazzi di 17 e 4 anni, attraverso il suo legale Maria Delmiglio, ricostruisce la catena di violenze (da lei denunciate almeno quattro volte) che la famiglia aveva subito da mesi. Violenze che hanno indotto la Procura della Repubblica di Mantova a emettere un provvedimento di custodia in carcere per l’indiziato per il reato di maltrattamenti in famiglia, che si sommerebbe in un solo ‘disegno criminoso’, al tragico epilogo della vicenda, la morte di Marco, che l’accusa inquadra come omicidio volontario aggravato.

Ma non basta. Proprio ieri gli inquirenti hanno raccolto altri racconti, definiti «molto importanti» che confermerebbero l’astio del padre per i due figli maggiori, che gli si erano rivoltati contro - secondo lui - a difesa della madre, e in particolare contro Marco. Il ragazzino, dicono fonti vicine alla famiglia, «gli rispondeva troppo». Di qui ad arrivare alle conclusioni peggiori il passo è breve ma ancora prematuro: serviranno prove concrete per ricostruire con certezza il comportamento di Zani. Il quale da parte sua, afferma di non aver appiccato il rogo. Difeso dall’avvocato Fabrizio Vappina, l’uomo sostiene di essere andato in via Tasso (dove i giudici gli avevano vietato di andare) per sorvegliare la moglie. Domani alle 9 a Cremona per Zani è fissato l’interrogatorio di garanzia, dove sembra voglia rispondere agli inquirenti respingendo in radice l’accusa di omicidio.

Contemporaneamente, nella casa della famiglia a Sabbioneta arriveranno i Ris di Parma, gli esperti della Scientifica e quelli dei vigili del fuoco, alla ricerca di tracce probanti nella ricostruzione della vicenda. Inoltre si stanno passando al setaccio i reperti ricavati dalle telecamere della zona. Ieri intanto è stata eseguita l’autopsia sul corpo del bambino e oggi alle 20.30 nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta verrà recitata una preghiera in sua memoria. L’epilogo tragico di giovedì sera, con la morte del povero Marco, è arrivato al termine di una vicenda tormentata, che era affiorata per la prima volta l’estate scorsa. A Bellaria, dove la famiglia era in vacanza, Zani aveva manifestato le prime reazioni violente nei confronti della moglie e dei figli. Già dal 16 ottobre la donna si era rivolta ai carabinieri, e in particolare al maresciallo di Sabbioneta che aveva preso a cuore la sua situazione. Più volte i militari erano intervenuti per arginare una situazione sempre più tesa: in un caso, il 6 novembre, avevano sequestrato nell’abitazione un machete e una balestra già armata. Il 9 novembre è una data chiave perché Zani si scatena contro tutti i familiari, mandando madre e figli all’ospedale, chi fatto cadere dal seggiolone, chi colpito da corpi contundenti o malmenato.

Il rapporto dei carabinieri induce la Procura a chiedere e ottenere l’allontanamento dalla famiglia dell’artigiano, che in passato ha collezionato precedenti per rapina, violenze e uso di droga. Il provvedimento scatta il 15 novembre, mentre mamma e figli dal 10 al 16 dello mese sono ospitati in una casa famiglia. Il 16 Silvia e i ragazzi tornano a casa. Il 20 Zani, autorizzato dal giudice, torna nell’abitazione per prendere alcuni attrezzi ma torna a scagliarsi contro l’ex compagna, fermato solo dall’intervento dei carabinieri che lo accompagnano. Il 22 però non c’è nulla da fare: scoppia l’incendio e il disperato tentativo della madre e di quattro carabinieri accorsi sul posto ad aiutarla non servono a salvare la vita di Marco. La donna racconta di aver trovato un muro di fumo e di essere stata bloccata da una trave che aveva ceduto. Uno dei militari, che aveva provato a raggiungere il primo piano, perde i sensi e viene rianimato dai colleghi. Ieri il maresciallo che seguiva la vicenda della famigliola di Sabbioneta, accompagnato da un ufficiale, è andato a trovare la signora Fojstikova, che in questi giorni è assistita dalla sorella e anche dalla figlia nata dalla precedente unione del marito: i militari hanno rassicurato la donna che andranno fino in fondo e che dall’Arma arriverà anche un sostegno per lei e la sua famiglia.