Sabbioneta, bimbo bruciato. Ipotesi choc: chiuso a chiave dal papà

Avrebbe impedito la fuga al figlio. La moglie: "Muori all’inferno"

Gianfranco Zani con la ex compagna

Gianfranco Zani con la ex compagna

Sabbioneta (Mantova), 24 novembre 2018 - E’ da ieri in un reparto psichiatrico di Cremona Gianfranco Zani, l’artigiano di 52 anni che l’altra sera a Sabbioneta ha dato fuoco alla casa della sua ex uccidendo uno dei suoi tre figli. E’ accusato di omicidio volontario e incendio doloso e, con il passare delle ore si concretizzano i più terribili sospetti sul suo patto di follia.

I carabinieri di Mantova e la Procura stanno indagando su un particolare agghiacciante, che se confermato scaccerebbe ogni dubbio sulla volontà di uccidere dell’uomo: potrebbe essere stata chiusa dall’esterno la porta della stanza dove l’undicenne Marco è stato trovato esanime (è spirato all’arrivo nell’ospedale Oglio Po). A impedirgli l’unica via di fuga potrebbe essere stato il padre. Il procuratore capo Emanuela Fasolato, il pubblico ministero Andrea Ranalli e gli stessi carabinieri vogliono essere assolutamente certi di un elemento così importante. Per chiarire questo ed altri frammenti decisivi dell’indagine nella casetta di via Tasso 2 a Sabbioneta, teatro della tragedia familiare, lunedì arriveranno i Ris e torneranno i vigili del fuoco, che l’altra sera avevano portato i primi soccorsi. Intanto verranno effettuati gli accertamenti urgenti, a cominciare dall’autopsia sul corpo del ragazzino.

C’è anche un altro ‘buco nero’ nella vicenda: a fine agosto Zani aveva picchiato a sangue proprio il figlio di 11 anni e per questo comportamento era scattato l’allontanamento dalla famiglia. La Procura mantovana, però aveva chiesto un provvedimento ben più severo, rifiutato però dal gup. Versione però smentita da altri inquirenti. Come non chiedersi se siamo di fronte a una tragedia annunciata? E ancora: sono molti i punti cruciali da ricostruire nella dinamica dell’episodio. L’allarme, giovedì, è scattato alle 16.45 quando i vigili del fuoco hanno ricevuto una richiesta di aiuto. Poco prima Gianfranco Zani, che nei giorni precedenti aveva ricevuto l’ordine di tenersi lontano dalla sua ex e dai suoi tre figli, si era presentato nella casa dove la famiglia viveva nella frazione di ponte Terra. Lì avrebbe appiccato il fuoco. Gli inquirenti hanno trovato semibruciato il materasso della camera matrimoniale: il fuoco potrebbe essere partito di lì. Zani all’uscita si è imbattuto nella moglie che tornava a casa in auto dopo aver accompagnato il figlio maggiore nella palestra dell’oratorio. Con lei c’era il bimbo di 4 anni che ieri le prime ricostruzioni davano all’interno della casetta col fratello Marco. L’uomo, ancora in preda alla rabbia, aveva speronato l’auto della ex prima di fuggire sul suo furgone. La donna, che in un post su Facebook ha sfogato tutta la sua rabbia nei confronti dell’uomo («maledetto bastardo, brucia all’inferno»), una volta scesa si era precipitata verso l’ingresso dal quale usciva un denso fumo. Il suo intervento e l’immediata telefonata ai vigili del fuoco accorsi dopo pochi minuti, non sono serviti a salvare la vita del figlio.

Nel frattempo il marito, che già qualche settimana fa era stato autore di aggressioni e violenze ai danni della famiglia, era fuggito verso Casalmaggiore, nel Casalasco cremonese, dove sembra avesse una seconda casa. Qui lo avrebbero intercettato gli agenti della Polstrada, che lo hanno portato in cella a Cremona. Nella notte il fermo e poi la convalida da parte della magistratura cremonese, che dopo questo atto formale passerà il fascicolo ai colleghi mantovani. Sembra che in cella Zani abbia fatto scena muta, rifiutandosi di dire se sapeva che il figlio era in casa al momento dell’incendio. In serata è stato trasferito nell’ospedale di Cremona. Manifesta tendenze suicide.