
Giovanni Pasetti, Sergey Androsov ed Enrico Voceri
Mantova, 23 ottobre2019 - A Caterina di Russia, che pure lo aveva pagato a caro prezzo, quel quadro non piacque. Anzi scandalizzò la zarina: troppi nudi, e poi quella mano lasciva di lei che sta per svelare l'insvelabile di lui. Cosi 'Gli amanti' capolavoro barocco di Giulio Romano, vennero sepolti negli antri della reggia di San Pietroburgo, da dove sono affiorati più di un secolo dopo, quando la Rivoluzione d'Ottobre aveva spazzato via - tra tante cose - anche un certo senso del pudore. A raccontare l'ultimo capitolo della storia del dipinto, che ora domina la mostra su Giulio Romano in corso a Palazzo Te (e a Palazzo Ducale, in un'altra importante sessione) è stato il professor Sergey Androsov, dal 2006 capo del dipartimento di arti figurative occidentali dell'Ermitage.
La collezione di uno dei più grandi musei del mondo raramente viene fatta viaggiare all'estero, ma questa volta, ha confermato Androsov, è stata fatta un'eccezione, così come era capitato trent'anni fa, in occasione della precedente grande mostra sull'architetto e artista mantovano per fama e successo. L'esperto russo ha rievocato anche le fasi dell'acquisto del capolavoro giuliesco passato da un collezionista tedesco a Roma a un mercante d'arte inglese e raccomandato a Caterina La Grande da uno dei suoi procacciatori di opere d'arte sguinzagliati in tutta Europa. La zarina attendeva con ansia le opere destinate alla sua reggia, ma quel dipinto osceno, pieno di simboli ambigui e scurrili, di sapore popolare, la deluse profondamente. Anche l'origine degli 'Amanti' è avvolta nel mistero: si sa che lo volle Federico Gonzaga per il suo palazzo di Marmirolo, alle porte di Mantova, ma si pensa che l'artista lo abbia realizzato a Roma, dove era l'allievo preferito di Raffaello, per poi farlo arrivare nella reggia gonzagesca a dorso di mulo nel 1526. L'opera, di grandi dimensioni, e originariamente dipinta su legno, è passata per molte mani, fino a quelle della zarina. Ora che è tornata a splendere in una delle sale della reggia estiva dei Gonzaga (capolavoro architettonico dello stesso Giulio Romano) al termine dell'accurato restauro dell'Ermitage, i visitatori potranno giudicare se Caterina aveva ragione o si sbagliava.