MARIA GRAZIA LEPORATI
Cronaca

Mono Carrasco, il ’ribelle’ che ha trasformato l’esilio forzato in uno spazio di libertà

Il cileno scappato dalla dittatura "Comunico le mie idee grazie ai disegni".

Hector “Mono” Carrasco è un artista. Il suo soprannome, “Mono”, in spagnolo significa “scimmia”, perché è sempre stato svelto e agile. Ed è proprio grazie a questa sua agilità che riuscì a scavalcare facilmente le mura di cinta dell’ambasciata italiana, scappando dal Cile e trovando la libertà oltreoceano.

È nato a Santiago del Cile il 12 maggio e oggi vive in Piemonte con sua moglie Antonella e i suoi due gatti. Parla spagnolo e italiano e tifa per l’Inter (perché, quando è arrivato in Italia, nell’Inter giocava un calciatore cileno). La sua passione per i murales è iniziata quando era molto giovane e aveva bisogno di comunicare con la gente senza usare le parole. Il suo primo murale lo ha dipinto il 5 settembre 1970 a Santiago del Cile.

La vita in Cile non era facile. Mono si è sempre ribellato contro il governo dittatoriale e ha sempre voluto comunicare le sue idee attraverso i suoi disegni. Era entrato nelle liste dei ribelli del governo. Un giorno, i militari andarono a casa sua per arrestarlo, perché non era permesso protestare. Per fortuna è stato avvisato in tempo da alcuni amici così riuscì a scappare. Per trovare la libertà, corse velocissimo fino all’ambasciata italiana, saltò il muro e chiese asilo politico. Così, il 4 ottobre 1974, arrivò in Italia con l’aereo, quando aveva solo 20 anni. Alla domanda “Come ti sei sentito quando sei arrivato in Italia?” Lui ha risposto “Libero!”