Mamma a 13 anni, fidanzato a processo: “Nessuna violenza, sono innamorati”

Mantova, l’accusa al neo papà appena maggiorenne: “Atti sessuali con minore”. La coppia si è presentata al giudice tenendosi per mano, con la bimba in braccio

È finito in tribunale il caso della mamma 13enne di Mantova

È finito in tribunale il caso della mamma 13enne di Mantova

Mantova – “Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente”. Shakespeare immortale. Parole che forse anche un magistrato, chiamato a decidere se applicare o meno i rigori della legge, potrebbe apprezzare. L’amore adolescenziale fra due ragazzi mantovani, a differenza di quello fra Giulietta e Romeo non era stato osteggiato dai rispettivi parenti. Al contrario, era sbocciato in un tranquillo alveo familiare per proseguire sui binari dell’armonia anche dopo la nascita di una figlia.

Tanto che due giorni fa la coppia si è presentata davanti al giudice tenendosi teneramente per mano dopo avere consegnato la bambina ai nonni, seduti dietro a fare il tifo per loro. Questa, almeno, l’immagine che è stata offerta. Sì, un giudice, chiamato a decidere se il fidanzato, all’epoca da poco maggiorenne, sia responsabile di "atti sessuali con minorenne", la ragazza che al tempo aveva tredici anni.

La storia risale all’estate del 2021, in una vacanza con le famiglie (il fratello di lui è sposato con la sorella di lei). Amicizia, simpatia. Davanti al gup Arianna Busato è stata la ragazza a dichiarare di avere compiuto il primo passo, che ha trasformato la simpatia in qualcosa di più profondo.

La ragazza rimane incinta, dà alla luce una bambina. I due giovanissimi accettano la responsabilità, hanno vicino le famiglie e con il loro avallo vanno a vivere in casa dei genitori di lui. Dalla scuola media frequentata dalla mamma parte una segnalazione ai servizi sociali. Si innescano l’indagine e l’iter giudiziario, inevitabili anche perché non si può mai prevedere cosa possa riservare una verifica in un ambito tanto delicato.

La ragazza viene sentita dai carabinieri in audizione protetta. Questione di una manciata di mesi (8 per le precisione), avrebbe toccato la boa del quattordicesimo anno e non si sarebbe configurato alcun reato. Invece si procede d’ufficio e per il neo papà scatta una denuncia in base all’articolo 609 del codice penale, pena prevista da 6 a 12 anni di reclusione. La mamma della sua compagna si ritrova a rispondere di omessa vigilanza sulla figlia "per non avere impedito la relazione".

“È una vicenda - dice l’avvocato Giovanni Gasparini, che con il collega Giulio Schirolli Mozzini difende il ragazzo - in cui non c’è traccia di violenza, di sopraffazione. I due ragazzi si sono innamorati al mare. Si amano ancora oggi. Se fosse accaduto 8 mesi dopo la vicenda sarebbe stata lecita: dettaglio importante. Il sistema è costruito per punire i reati previsti dal codice penale. Sta a noi avvocati colmare le distanze fra la norma di legge e la realtà".

Tesi che verrà valutata nel corso dell’udienza preliminare, aggiornata al 10 ottobre. Il tribunale di Mantova ha indicato un curatore speciale che a sua volta ha nominato a rappresentare la presunta vittima l’avvocato Aldo Pisani.