
Il suo destino era fare il muratore: fosse stato per il padre capomastro, Learco Guerra avrebbe dovuto tirare a campare con secchio e cazzuola. Invece, grazie alla madre che assecondò i suoi sogni, Learco divenne la ‘Locomotiva umana’ uno dei ciclisti più forti di tutti i tempi. Questo e altri frammenti sconosciuti racconta un documentario su Sky che in meno di un’ora narra la storia e la leggenda del campione, il primo a indossare nel 1931 la maglia rosa del Giro d’Italia. Learco Guerra nasce nelle campagne si San Nicolò Po, una frazione di Bagnolo San Vito, nel Mantovano, nel 1902. A 29 anni si divide tra i cantieri dove lavora col padre e la bicicletta. In famiglia gli dicono di appenderla al chiodo ma la sua passione è troppo forte e la madre lo asseconda. Il documentario segue i passi di un atleta non ancora affermato che scala tutte le tappe del successo, trionfa in Italia e all’estero e, grazie alla sua forza fisica e alle sue doti di ‘passista,’ si guadagna il rtitolo di ‘Locomotiva umana’. I tasselli della storia di Guerra sono stati messi insieme grazie alle ricerche del regista Jacopo Pietrucci e dei suoi collaboratori. Sono tornati alla luce filmati d’epoca, fotografie, scritti, interviste. "Nella soffitta di un nipote di Learco - racconta il regista - abbiamo trovato una pellicola che non portava alcuna indicazione. Era certamente molto vecchia e malridotta: volevano sapere cosa c’era e abbiamo avuto fortuna: era il materiale filmato del lungo racconto che Gianni Brera aveva dedicato al campione mantovano". Frugando ancora tra memorabilia, è stato trovato un ritaglio di giornale che riscrive la storia dei rapporti, da qualcuno definiti aspri, tra Learco e il suo antagonista di sempre, Alfredo Binda. Si diceva che tra i due, oltre alla rivalità sportiva ci fosse una certa antipatia umana. Puntualmente smentita dal giornale ritrovato: è una prima pagina con la lettera di Binda che esprime tutta la sua ammirazione sia sportva che umana per il collega. Ancora storia: il contesto nel quale si svolge la carriera di Guerra è quello del fascismo, ma il campione - secondo tutti i riscontri - resta defilato dal potere politico. Il duce, d’altra parte, aveva i suoi eroi nel pugilato e nel calcio. Accanto a frammenti del passato il documentario raccoglie testimonianze del presente con le voci di campioni come Francesco Moser, Vittorio Adorni, Davide Cassani. "Learco Guerra è un mito sottovalutato rispetto ad altri - sostiene il regista - vorremmo ricollocarlo nel posto che merita".
Tommaso Papa