I consigli di Violante "Le riforme? Una priorità Servono governi stabili e un sistema che decide"

L’ex presidente della Camera: oggi si va avanti con decreti legge, è rischioso "Il bicameralismo è diventato una finzione, ma così si arriva all’autoritarismo. Non bisogna però stravolgere la Costituzione o si fallisce come in passato". .

di Antonella Coppari

Molti accusano la premier di aver tirato fuori una questione, quella delle riforme istituzionali, che non è, in realtà, una delle prime urgenze del Paese. Ma è davvero così? Ne parliamo con Luciano Violante, ex presidente della Camera, una vita a sinistra.

Presidente, ritiene che mettere mano all’assetto istituzionale dell’Italia sia necessario e impellente?

"Sì. Il sistema politico è incapace di decidere. Si governa ormai da anni per decreti legge e il bicameralismo è diventato una finzione. Alla fine di questa strada, c’è solo il crack o l’autoritarismo alla Orban".

Ha in mente ritocchi, anche significativi, o una vera e propria riscrittura della seconda parte della Costituzione?

"Occorre razionalizzare il parlamentarismo, preoccupandosi della stabilità dei governi e della capacità di decisione dell’intero sistema politico".

Trattando di regole, le riforme dovrebbero essere condivise. Ciò significa però dare un potere di veto all’opposizione. Come si può uscire da questa contraddizione?

"Bisogna costruire una democrazia decidente. E poi bisogna fare il minimo indispensabile. Quando si è cercato di fare il massimo possibile, come per le riforme varate da Berlusconi e Renzi, il fallimento è stato inevitabile. La Costituzione è un sistema complesso di regole, principi e contrappesi: serve il bulino, non il piccone".

La presidente del Consiglio ha avanzato tre proposte all’opposizione: il presidenzialismo, il semi-presidenzialismo e il premierato. Qual è il suo giudizio su queste forme di governo? Partiamo dal presidenzialismo.

"Il presidenzialismo è garanzia di stabilità solo in società pacificate, nelle quali lo sconfitto accetta il risultato e si congratula con il vincitore. Quando le società non sono pacificate, la sfida politica ha lo scopo di non far governare il vincitore. Come hanno fatto i democratici con Trump e come stanno facendo i repubblicani con Biden. Le società occidentali alle prese con le grandi diseguaglianze, la sfiducia nel futuro, le grandi preoccupazioni per le trasformazioni indotte dalle nuove tecnologie, non sono pacificate. Avrebbero bisogno di un arbitro che dirima i conflitti e rassicuri: il presidente eletto dal popolo non può essere l’arbitro perché è il capo di una fazione".

Cosa pensa del semi-presidenzialismo alla francese?

"Valgono le cose dette prima. Guardi la situazione in Francia. Manca l’arbitro, Macron non ha fatto votare il Parlamento (la loro Costituzione lo prevede), la lacerazione sociale si è divaricata ulteriormente".

La strada che il governo sembra intenzionato a seguire è quella del premierato. Se al potere di nominare il premier e i ministri al capo dello Stato si sottrae anche quello di sciogliere le Camere, quale sarebbe il suo ruolo?

"Per premierato si intende l’elezione diretta del presidente del Consiglio. Non è chiaro il destino del Parlamento. O si fa come nelle elezioni comunali, dove il sindaco trascina con sé una parte del consiglio comunale, con il premier che porta con sé una parte della Camera e una parte del Senato e saremmo tra il ridicolo e la dittatura (a volte le cose coincidono), oppure si vota separatamente per il Parlamento che rischia di avere una maggioranza diversa da quella del presidente eletto. Il sistema inoltre avrebbe due teste: un presidente del Consiglio con una forte legittimazione popolare e un presidente della Repubblica con minore legittimazione ma con forti poteri di intervento. Ci hanno provato gli israeliani nel 1996 e l’hanno cancellato cinque anni dopo, nel 2001".

Come immagina il cancellierato che propone il Pd, cioè il suo partito?

"Non so cosa immagini il mio partito. Io penso a quattro interventi: fiducia solo al presidente del Consiglio che forma successivamente il governo; possibilità del presidente del Consiglio di proporre al presidente della Repubblica la nomina e la revoca dei ministri; la sfiducia costruttiva; voto del Parlamento in seduta comune per fiducia, sfiducia costruttiva, legge di bilancio, ricorso all’indebitamento".

Tra gli strumenti che adesso sono in campo per fare le riforme quale è il più adeguato? Bicamerale, procedimento ordinario attraverso le commissioni Affari costituzionali o commissione ad hoc?

"Il procedimento ordinario, non servono strumenti eccezionali. Occorre una manutenzione della Costituzione, non un suo stravolgimento, che farebbe prevalere le ideologie sulle necessità".

Quando il dibattito sulle riforme costituzionali era all’ordine del giorno, Luigi Pintor propose come via maestra l’Assemblea costituente, che oggi non è sul tavolo, eletta con il proporzionale. Può essere l’opzione vincente?

"Non possono esistere due poteri costituenti, quello del Parlamento e quello dell’Assemblea, ciascuno con il potere di distruggere l’altro".