Mantova, psicosi contagio: le famiglie ordinano i bunker anti coronavirus

Il titolare di un’azienda specializzata: "I nostri rifugi sono invalicabili per qualsiasi morbo. I clienti? Non solo ricconi"

Giulio Cavicchioli, 54 anni, titolare di Minus Energie, con sede a Bagnolo San Vito

Giulio Cavicchioli, 54 anni, titolare di Minus Energie, con sede a Bagnolo San Vito

Mantova, 11 marzo 2020 -  Non tutte le aziende soffrono per la gelata del Coronavirus. È il caso di Minus Energie di Bagnolo San Vito, alle porte di Mantova, azienda specializzata nella costruzione di bunker e rifugi a prova di bomba (nucleare, chimica e, naturalmente, batteriologica o virale). "Dal 2000 importiamo particolari sistemi di trattamento dell’aria dalla Svizzera. Si tratta dell’elemento base per la realizzazione di ambienti protetti", spiega Giulio Cavicchioli, 54 anni, titolare dell’azienda. La fabbrica mantovana ha lavorato per la Nato e l’Aviazione italiana. "La paura del virus ha contribuito a confermare la richiesta di chi ha già maturato la necessità di sentirsi al sicuro – prosegue Cavicchioli –. Per costruire un rifugio occorrono quasi due mesi tra permessi, opere murarie e impianti".

Ma, comunque, un bunker funzionerebbe in caso di diffusione massiccia del virus?

"Sicuramente i nostri sistemi di areazione bloccando il particolato e tutti i gas conosciuti, agiscono da ostacolo meccanico al loro accesso. Quindi sono una barriera invalicabile anche per virus e batteri. Se entrano, vuol dire che ce li ha portati un ospite del rifugio".

Come sono fatti i vostri bunker? E quanto costano?

"I rifugi possono essere interrati o ricavati da un’abitazione in costruzione o da ristrutturare, in una delle sue parti. Rispondono a parametri di protezione nucleare, batteriologico, chimico, hanno porte blindate spesse 30 centimetri e un arredo essenziale e ignifugo, oltre alle dotazioni di acqua, medicinali, cibi a lunga conservazione e maschere antigas per consetire la prima uscita all’esterno. Il costo si aggira sui 20mila euro"

Chi sono i suoi clienti, sia quelli tradizionali che i nuovi?

"In gran parte vengono dalle aree vicine. Quanto al reddito, non si deve credere che si tratti di ricconi con l’elicottero. In maggioranza appartengono al ceto medio, soprattutto famiglie preoccupate per i più giovani. Ci dicono che lo fanno per i bambini".

I rifugi ospitano in media 4 persone? "Beh dipende dai gruppi familiari, ci può essere sempre un parente, una fidanzata che bussa alla porta... Il committente deve prevedere bene per chi servirà il rifugio, proprio per evitare di lasciar fuori qualcuno".