PAOLA ARENSI
Cronaca

Uccisa dal treno in corsa: "Non c’è stato il guasto". Così il gip ha archiviato

Secondo il giudice la ragazza potrebbe avere sfiorato le sbarre facendole alzare. Nessun rilievo dato ai racconti degli automobilisti che assistettero all’incidente.

Uccisa dal treno in corsa: "Non c’è stato il guasto". Così il gip ha archiviato

"Nessuna anomalia emersa nel funzionamento del passaggio a livello. E si ritiene non inverosimile che la conducente abbia toccato con l’auto a bassissima velocità la sbarra facendola alzare". Queste le motivazioni principali che hanno portato il gip, un paio di settimane fa, ad accogliere la richiesta di archiviazione della Procura sul caso della morte della 34enne di Pizzighettone travolta da un treno della linea Codogno-Cremona il giorno di Ferragosto di tre anni fa. La ragazza lavorava al supermercato Famila di Codogno e stava rincasando. La tragedia è avvenuta al passaggio a livello di Maleo, con la sua Citroen C3 rossa travolta dal convoglio, che viaggiava a 100 chilometri orari. La vettura è stata scaraventata a decine di metri. Un colpo fortissimo e fatale. I difensori dei familiari di Elisa hanno ricevuto le motivazioni, ma non si sentono di commentare. Papà Walter Conzatori ha già indicato di voler chiedere aiuto ai piani alti della politica, per far riaprire il caso. Nelle motivazioni della decisione il gip spiega come in riferimento al testimone, sentito per tre volte, "ciò che dice non è corroborato dalle risultanze tecniche: l’apparato del passaggio a livello di Maleo non ha infatti segnalato l’anomala apertura della sbarra".

Così come, sempre secondo il giudice, la perizia tecnica eseguita da super esperti, 45 giorni dopo l’incidente, con una telecamera presente in loco per 24 ore, non ha registrato aperture anomale. E dato che, secondo l’autopsia, Elisa non avrebbe avuto malori, nelle motivazioni si legge anche che si ritiene non inverosimile, che Elisa, arrivata alla sbarra a ridotta velocità, si sia appoggiata col cofano sotto l’ostacolo, facendo scorrere la sbarra lungo il profilo sull’autovettura e alzandola. I difensori dei familiari della 34enne, nel tempo, avevano sempre sollevato forti dubbi su questa ipotesi. Sull’auto e sulla sbarra, che era di plastica leggera, non erano stati trovati segni. E la sbarra, dopo l’incidente, è rimasta alzata. Il suo perno era in ordine. Non è stato avvalorato quindi il racconto del testimone sentito più volte né di altri quattro: un uomo seduto su una moto di fianco in quel momento e un terzo sopraggiunto qualche minuto dopo, che hanno notato la sbarra dalla parte di Elisa completamente alzata e l’altra, dalla parte opposta, abbassata. Solo tardivamente, dopo aver letto una loro testimonianza sui social, erano poi stati individuati altri due coniugi sopraggiunti 10 secondi dopo la collisione e che dalla parte opposta avevano visto automobilisti fermi al passaggio a livello, che si sbracciavano per segnalare il pericolo, la sbarra alzata, il treno fermo a sinistra. E notato l’assenza di segnali acustici.