di Carlo D’Elia Le visite ambulatoriali nei presidi dell’Asst di Lodi procedono con il contagocce. La ripartenza, nonostante la riduzione dei casi legati all’emergenza sanitaria della seconda ondata della pandemia, nei presidi ospedalieri lodigiani non c’è ancora stata del tutto. A questo poi si aggiungono le carenze di personale, problema ormai cronico per l’Asst, e le discussioni sempre più accese sul futuro dei presidi di Codogno e Casalpusterlengo che negli ultimi mesi sono stati duramente limitati a causa della pandemia. Si tratta di questioni che il Coordinamento territoriale lodigiano per il diritto alla salute ha raccolto in una lettera di diffida e messa in mora inviata il trenta gennaio all’Asst di Lodi. L’obiettivo del Coordinamento, nato a luglio scorso, che raccoglie esponenti della politica locale, dei sindacati, delle cooperative e dell’associazionismo, è aprire un tavolo di confronto con l’Azienda sul tema della sanità in un territorio, come quello Lodigiano, che per primo in Italia ha affrontato l’emergenza Covid. Da mesi però, nonostante altri due solleciti (ad agosto e a novembre dello scorso anno), il direttore generale dell’Asst lodigiana, Salvatore Gioia, non avrebbe mai risposto alle richieste di incontro proposte dal Coordinamento. "Chiediamo che l’Asst di Lodi e l’Ats della città metropolitana intervengano per ripristinare un livello di assistenza e sanità sul territorio che sia adeguato – spiegano i due rappresentanti del Coordinamento lodigiano, Giovanni Bricchi (Cgil Lodi) e Giuseppe Castelvecchio (cooperativo Il Pellicano) –. In questi mesi però non abbiamo mai ricevuto una risposta dall’Azienda. I cittadini hanno diritto a una sanità pubblica forte. Per questo chiediamo di aprire un tavolo per il diritto alla salute". Nel mirino del Coordinamento anche i problemi legati "alla mancanza del Piano organizzativo del polo ospedaliero (con la conseguente destrutturazione della rete ospedaliera e in particolare dei nosocomi di Casalpusterlengo e Codogno)" e del "Piano ...
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