REDAZIONE LODI

Ex docente ucciso e fatto a pezzi: trovato in una valigia tra i rifiuti / FOTO

Ammazzato a coltellate nel suo appartamento di Milano. Fatto a pezzi. Nascosto in un trolley nero. Trasportato per oltre 40 chilometri fino alla stazione ferroviaria di Lodi e abbandonato in un cassonetto della spazzatura. E due uomini fermati a Piacenza per questo brutale omicidio. Le piste sono tante: da questioni di soldi agli ambienti a luci rosse di Carlo D'Elia e Agnese Pini

Cadavere trovato in un cassonetto a Lodi (Cavalleri)

Lodi, 9 agosto 2014 - Un uomo anziano ammazzato a coltellate nel suo elegante appartamento di Milano (FOTO). Fatto a pezzi. Nascosto in un trolley nero. Trasportato per oltre 40 chilometri fino alla stazione ferroviaria di Lodi e abbandonato in un cassonetto della spazzatura. E due uomini fermati a Piacenza per questo brutale omicidio. Sono questi i contorni del giallo su cui adesso indaga la Squadra mobile di Milano, coordinata dalle procure di Piacenza e Milano. Un giallo, sì: perché se i due assassini sono già assicurati alla giustizia, ancora da chiarire resta il movente di tanta ferocia nei confronti di un uomo di 77 anni. Alta borghesia. Un passato senza macchie. Le piste sono tante: da questioni di soldi agli ambienti a luci rosse.  Si chiamava Adriano Manesco, di mestiere professore universitario, pensionato dal ’90. Aveva insegnato filosofia all’università di Taiwan, e prima di cominciare la carriera accademica, ancora ventenne, aveva lavorato come correttore di bozze al quotidiano Il Giorno. Non del tutto sconosciuto alle cronache, in realtà: era stato compagno di scuola di Silvio Berlusconi al liceo classico dei salesiani di via Copernico.  Tardo pomeriggio di giovedì. Milano, via Settembrini al civico 41, pochi passi dalla stazione centrale. È qui che Manesco vive da almeno cinquant’anni. Ed è qui che incontra i suoi assassini: 34 e 35 anni, entrambi piacentini, uno residente nel capoluogo in un quartiere residenziale, l’altro a Fiorenzuola d’Arda. Entrambi incensurati. Non è chiaro come conoscano il professore — definito molto riservato dai vicini e con scarse frequentazioni — e perché si trovino da lui. Ma di certo scoppia una lite, forse legata a una questione di soldi. E lo ammazzano. Dopo avere fatto a pezzi il cadavere e dopo averlo nascosto in un trolley, prima di fuggire i due arraffano tutto quello che riescono a trovare di valore dentro casa. Soldi, computer. E scappano. Direzione Piacenza. Ed è qui che saranno trovati, intorno alle 2 della scorsa notte, quasi per caso.

È un passante a segnalare la loro presenza sospetta alla polizia, in via Nasalli Rocca. Li nota mentre cercano di gettare i loro abiti insanguinati nella spazzatura. Non fanno in tempo. Arriva la Volante. Sulla loro auto vengono trovati un telo di plastica, dei coltelli, uno storditore elettrico, dei passamontagna, una pistola giocattolo e il computer portatile di Manesco, che gli inquirenti stanno analizzando. Portati in Questura, vengono torchiati, si contraddicono. Poi le prime parziali ammissioni.  All'alba una volante è già in via Settembrini, a Milano. Nel tardo pomeriggio, il corpo del docente viene ritrovato nel cassonetto. «Abitava qui da 50 anni — racconta un vicino —. Raramente vedevo qualcuno che veniva a trovarlo». Manesco, che di solito vestiva in modo casual, aveva sempre con sé il suo zainetto, era molto metodico, ogni sabato pranzava in un ristorante cino-giapponese. Personaggio schivo, era l’unico degli ex compagni di classe di Berlusconi che non si presentava mai alle rimpatriate.