Nel cantiere per il metanodotto Snam ecco i resti di un insediamento romano

L’intervento archeologico ha permesso l’individuazione dei resti di un insediamento ascrivibile fra la seconda metà del I secolo d.C. ed il II secolo d.C.

Uno dei frammenti laterizi emersi duranti i lavori di scavo

Uno dei frammenti laterizi emersi duranti i lavori di scavo

Mulazzano (Lodi), 17 marzo 2016 - Frammenti di laterizi dalla tipica forma romana sono spuntati dai lavori al metanodotto Snam Cervignano – Mortara. Durante le attività di scotico (ripulitura parte superiore del terreno) eseguite nel Lodigiano, sono stati ritrovati frammenti di rilevanza archeologica costituiti da numerosi laterizi dalla tipica forma con alette (anfore), di età romana, e ciottoli allineati riferibili a fondazioni di strutture. L’intervento archeologico, iniziato a dicembre 2016 e tutt’ora in corso, ha permesso l’individuazione dei resti di un piccolo insediamento rustico ascrivibile fra la seconda metà del I secolo d.C. ed il II secolo d.C.

Il metanodotto nel suo complesso ha una lunghezza pari a 97,472 chilometri, ripartita tra 61,665 chilometri del metanodotto principale e complessivi 35,807 chilometri delle opere connesse. Il progetto ricade interamente in regione Lombardia, interessando le province di Lodi, Milano e Pavia e altri 27 Comuni delle stesse. Le due tipologie di strutture ritrovate, per gli esperti,. rimandano all’esistenza di due fasi edilizie, cronologicamente non molto distanti fra loro. Lo spazio aperto, interpretabile come aia, è in battuto di frammenti laterizi e ciottoli, questa sorta di pavimentazione permetteva di tenere asciutto il piano di calpestio facilitando il drenaggio dell’acqua. C’è anche grossa buca di forma quadrangolare, testimonia l’esistenza di una probabile cisterna.

Del manufatto si sono conservati i tagli di spogliazione dei muri perimetrali e parte di essi, costruiti in laterizio e ciottolo legati da malta idraulica. Numerose sono le buche di palo, da interpretarsi quali impronte negative di costruzioni lignee. Non è la prima volta che durante i lavori di scavo si fanno ritrovamenti simili nell’area. Gli ultimi risalgono alla costruzione di un vicino impianto Snam Rete Gas. Anche in quel caso i resti testimoniavano un insediamento rustico di età romana. Nella documentazione VPIA sovrintendenza archeologica l’area era stata indicata ad alto rischio archeologico. Snam fa sapere «ogni volta realizziamo un’opera di questo tipo, i tecnici di Snam e delle imprese che lavorano sul cantiere sono costantemente affiancati da un team di archeologi individuato su indicazione della competente Soprintendenza, per far sì che i resti eventualmente rinvenuti siano non solo conservati, ma anche valorizzati. In Italia Snam gestisce circa 32.500 chilometri di gasdotti».