CARLA PARISI
Cronaca

Lodi, alla mensa per gli ultimi 25mila pasti all’anno

Il flusso è di circa cinquanta persone al giorno e la maggior parte sono italiani. I volontari impegnati nel servizio sono 150

Davide Adoni, operatore del centro d’ascolto “Primo passo”

Lodi, 27 dicembre 2019 - «Homeless» è un termine inglese che non può essere tradotto semplicemente come "senzatetto", una parola che designa una persona priva di abitazione. "Less" vuol dire "senza", ma "home" non è semplicemente la casa intesa come luogo dove dormire e ripararsi: è focolare domestico, è lo spazio dove vivono individui che condividono legami affettivi. E sono proprio questi ultimi a mancare a quelle persone gravemente emarginate che, vivendo praticamente per strada, si rivolgono alla Caritas Lodigiana per ricevere aiuto, conforto e orientamento. È il Centro di ascoltoIl Primo Passo“ di via San Giacomo il punto di partenza di questo percorso, come spiega Davide Adoni, operatore del servizio: "Le prime richieste che arrivano sono di tipo materiale, ma emergono quasi subito necessità di tipo relazionale: queste persone hanno perso per ultimi casa e lavoro, i rapporti affettivi si sono dissolti molto prima – spiega – e poi le orientiamo ai servizi di cui hanno bisogno: centro diurno, ambulatorio, dormitorio, mensa. L’obiettivo che ci poniamo, in particolare con il Centro diurno, non è semplicemente tamponare un’emergenza, ma aiutare queste persone a uscire dall’emarginazione, con momenti dedicati alla cura di sé, alla socialità e alla ricerca del lavoro. In determinate situazioni offriamo anche aiuto materiale: per esempio, se una persona trova un impiego fuori Lodi, paghiamo e forniamo noi i biglietti dei mezzi pubblici, almeno fino al primo stipendio".

I numeri del Centro di ascolto sono rilevanti: nel 2018 si sono recate allo sportello 527 persone, mentre al 31 ottobre 2019 le persone ascoltate erano 312; se si considera che mediamente si recano in via San Giacomo 30 persone alla settimana, il dato finale previsto per l’anno 2019 si aggira sempre intorno alla cifra di 500. Tra le singole nazionalità, quella maggiormente interessata è quella italiana (circa il 20%), mentre prevalgono anche quelle africane, in particolare nigeriana e, negli ultimi mesi, somala. L’età media di queste persone è piuttosto giovane, e sono quasi esclusivamente gli uomini, le donne rappresentano il 5-10%. Molti utenti dello sportello vengono indirizzati al servizio mensa, con numeri in linea con quelli del Centro di ascolto, come sottolinea l’operatore Luca Malberti: "Nel 2018 abbiamo accolto in mensa 411 persone ed erogato 25.075 pasti in totale, dati che saranno confermati quest’anno – spiega – c’è un flusso di circa 50 persone al giorno, ma in estate diminuisce per via dei lavori stagionali, quindi serviamo in media 80 pasti al giorno anziché 100.

Molte persone che usufruiscono del servizio sono africane e provengono in particolare da Nigeria, Costa d’Avorio e Mali, ma l’Italia resta la singola nazione più rappresentata, con una percentuale che si aggira attorno al 20% (27% nel 2018, ndr ). Sono pochissime le donne, quest’anno ne abbiamo viste due o tre". Sono circa centocinquanta i volontari che, coadiuvati in alcuni periodi dell’anno dai seminaristi e da alcuni ragazzi disabili che attraverso progetti di alternanza scuola lavoro o promossi dalle cooperative sociali si occupano di preparare la tavola quattro giorni a settimana, si alternano nella nuova mensa, situata in via XX settembre. Tra loro Marcello Maraschi, studente di Ingegneria Fisica al Politecnico di Milano: "Svolgo questa attività da quattro anni e servo una o due volte al mese – racconta – l’aspetto più interessante è la nuova ottica del volontariato, non più fornire aiuto ma ricercare l’incontro con queste persone gravemente emarginate, creando una relazione vera e sincera, non un rapporto tra dispari".