MARIO BORRA
Cronaca

Lodi, lavoratrice in disgrazia per colpa di pandemia e crisi libica: stralciati 180mila euro di debito

La donna prima era dipendente di un’azienda del settore petrolifero e dopo la cassintegrazione fu licenziata. Quindi provò ad aprire un bar in un centro sportivo, ma l’arrivo del Covid-19 la costrinse a chiudere

Maria Sole Pavan e Gianmario Bertollo fondatori dell’organizzazione Legge3.it

Maria Sole Pavan e Gianmario Bertollo fondatori dell’organizzazione Legge3.it

Lodi – Un peso enorme, un debito a quattro zeri che l’aveva schiacciata e messa in un angolo: una donna residente in provincia di Lodi è però riuscita a rimanere a galla grazie a Legge3.it, l’organizzazione fondata da Gianmario Bertollo e Maria Sole Pavan che dà una mano a privati ed imprenditori ad uscire dalla spirale dei conti in rosso. La donna, 42 anni, residente in un piccolo comune del Lodigiano, ha bussato alle porte dell’associazione dopo una serie snodi sfortunati nella sua vita lavorativa: dapprima ha perso il lavoro nel settore petrolifero svanito nel nulla a causa della guerra in Libia nel 2011 con la caduta di Gheddafi e successivamente ha dovuto giocoforza chiudere il bar durante la pandemia del 2020-2021. 

Nel corso degli anni, rischiava di rimanere sotterrata da una montagna di debiti, oltre 250mila euro. In questi giorni, però, la donna ha ottenuto presso il Tribunale di Lodi lo stralcio di più del 71% della cifra mostruosa, ossia quasi 180mila euro: il giudice, infatti, dopo aver appurato che avesse i requisiti per usufruire degli strumenti introdotti dalla Legge numero 3 del 2012, nota anche come Legge Salva suicidi, e dal successivo codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, ha disposto l’apertura della procedura di liquidazione controllata che porterà allo stralcio di gran parte del debito, a fronte di un piano di rientro triennale che prevede il pagamento di una quota mensile sostenibile, calcolata sulla base delle sue esigenze per garantire alla sua famiglia una vita decorosa, oltre al ricavato della vendita della casa, messa all’asta prima di avviare la procedura di sovraindebitamento.

Per anni, infatti, la donna aveva lavorato in modo stabile e continuativo come dipendente nel settore petrolifero. Con lo scoppio della guerra in Libia nel 2011, l’azienda fu costretta prima a metterla in cassaintegrazione, con una riduzione dello stipendio, pagato anche con tempistiche irregolari, e poi a licenziarla definitivamente. Trovandosi senza lavoro, decise di aprire un bar in un centro sportivo ma come una mannaia è arrivato il Covid che ha spazzato via le certezze dei primi anni positivi. Il locale fu costretto a chiudere per non riaprire più.

A questo punto, la situazione è diventata sempre più insostenibile fino ad arrivare ad un punto di non ritorno. Da qui la decisione di rivolgersi a Legge3.it, come ultima spiaggia. “Questa sentenza rappresenta questa donna e la sua famiglia un momento di rinascita e finalmente potranno tirare una riga col passato, cancellando tutti i debiti e i brutti pensieri – ha sottolineato Gianmario Bertollo –. Con la procedura di liquidazione controllata, potranno pagare ciò che possono sostenere realmente e, al tempo stesso, mantenere un tenore di vita dignitoso. Credo che per questa famiglia non potesse esserci miglior regalo di Natale”.