Lodi, pronto soccorso: urgono infermieri

La cooperativa che lavora nel polo di emergenza pubblica un annuncio offrendo contratti di tre mesi

Infermieri pronto soccorso

Infermieri pronto soccorso

Lodi, 30 agosto 2020 - Carenza di personale al pronto soccorso di Lodi. Una cooperativa che lavora all’interno dell’ospedale Maggiore di Lodi ha pubblicato sui social un annuncio per “arruolare“ infermieri per l’emergenza/urgenza offrendo un contratto di tre mesi. Un fatto che conferma le difficoltà legate al personale che sta vivendo l’azienda di piazza Ospitale. Un problema già presente prima della pandemia, ma che si è accentuato nel post-Covid con la scelta di non assumere infermieri e Oss, una trentina in totale secondo il sindacato Nidil Cgil, che erano stati reclutati da fine febbraio nell’Asst di Lodi per l’emergenza Coronavirus e non rinnovati in estate. 

«Quella del personale è un’emergenza che parte da lontano - spiega il sindacalista Fisi, Gianfranco Bignamini - Gli infermieri non ci sono. Al pronto soccorso di Codogno, per esempio, spesso saltano i turni di riposo. Pochi giorni fa l’Asst di Lodi ha chiesto di poter spostare da Lodi a Codogno, e viceversa, gli infermieri dei due pronto soccorso della provincia. È una condizione che non abbiamo potuto accettare, soprattutto perché non è prevista dal contratto di lavoro. Sono però evidenti le difficoltà che l’azienda sta vivendo per la carenza di personale. Avrebbero fatto meglio ad assumere tutti gli infermieri e gli Oss utilizzati ai tempi del coronavirus. Forse non ci saremmo trovati in questo stato». Un’altra situazione critica, sempre evidenziata dai sindacati, riguarda l’Emodinamica. Nel reparto dove si portano avanti procedure di cardiologia interventistica, riaperto a fine giugno dopo la chiusura forzata per l’emergenza sanitaria, si sarebbe ripreso a lavorare ma seguendo turni di reperibilità diurni.

«Una situazione inaccettabile - tuona Bignamini -. L’azienda ha voluto anticipare alle 16 la reperibilità per infermieri e medici, che prima comprendeva solo la fascia dalle 20 alle 8 del giorno successivo. Tutto questo significa non una costante copertura per i pazienti con infarto, con rischi per la salute». Le difficoltà legate al personale sanitario andranno a colpire anche la riapertura dell’ospedale di Casalpusterlengo, la «punta di diamante» e «un esempio di medicina territoriale da aprire alla medicina di base», come l’aveva definito il direttore generale dell’Asst di Lodi Salvatore Gioia assicurando a fine luglio scorso la riapertura del presidio del Basso Lodigiano. Tutti gli infermieri, nei mesi di chiusura forzata del presidio, sono stati dislocati tra i presidi di Lodi, Codogno e Sant’Angelo. Improbabile che tutti quindi possano rientrare subito a Casalpusterlengo.