Disastro del Frecciarossa, proroga delle indagini

I consulenti della Procura avranno tempo fino a ottobre per ispezionare la scatola nera del treno deragliato a febbraio

Il Frecciarossa Milano-Salerno deragliato lo scorso 6 febbraio tra Livraga e Ospedaletto

Il Frecciarossa Milano-Salerno deragliato lo scorso 6 febbraio tra Livraga e Ospedaletto

Lodi, 27 agosto 2020 - La Procura di Lodi ha concesso una proroga ai consulenti che stanno lavorando sulla scatola nera del Frecciarossa 1000 Milano-Salerno deragliato all’alba dello scorso 6 febbraio. L’indagine sul treno uscito dai binari a 290 chilometri all’ora, tra Livraga e Ospedaletto Lodigiano, e che è costato la vita ai macchinisti Mario Dicuonzo e Giuseppe Cicciù di 59 e 51 anni, dovrebbe chiudersi entro ottobre.

L’attività investigativa è ripresa da un mese dopo il fermo per l’emergenza coronavirus. Il primo confronto si è tenuto a metà luglio scorso in procura a Lodi. Presenti i consulenti, gli ingegneri Roberto Lucani e Fabrizio D’Errico (sono gli stessi esperti incaricati, a suo tempo, dalla Procura di Milano per il disastro di Pioltello) che dopo aver svolto gli accertamenti irripetibili sul luogo dell’incidente dovranno ora redigere una relazione sulla dinamica del deragliamento del treno.

Restano comunque pochi i dubbi della Procura sulle cause del disastro. Indagate 18 persone con ipotesi di reato per disastro ferroviario, omicidio colposo e lesioni: si tratta di cinque operai di Rfi, l’amministratore delegato di Alstom Ferroviaria Michele Viale, i vertici di Rete Ferroviaria Italiana (Rfi), compreso l’amministratore delegato di Rfi Maurizio Gentile, e i responsabili Alstom Ferroviaria dello stabilimento di Firenze. Oltre alle due società (Rfi e Alstom Ferroviaria) per la legge sulla responsabilità amministrativa.

Per la Procura a causare il deragliamento sarebbe stato un doppio errore: uno scambio difettoso prodotto da Alstom a Firenze che, in fase di montaggio, sarebbe rimasto in posizione di “deviata“ quando i treni in transito sulla linea avrebbe dovuto procedere a “dritta“, e un errore umano causato dai cinque operai di Rfi che poche ore prima dell’incidente erano intervenuti per la sostituzione di un attuatore proprio sullo scambio incriminato.