Lodi, protesta in piazza: "Il Decreto rilancio? 321 pagine di burocrazia"

L'Unione Artigiani contro il Governo: a manifestare i responsabili delle diverse categorie, dai tassisti agli edili, dagli idraulici ai tessili

La protesta degli artigiani contro il Decreto Rilancio

La protesta degli artigiani contro il Decreto Rilancio

Lodi, 24 maggio 2020 - "No a ripartenze con 6 anni di debiti" e "Fermiamo il virus della burocrazia" c'era scritto sui cartelli che i responsabili dei vari comparti dell'Unione Artigiani reggevano questa mattina in piazza della Vittoria, seduti, distanziati e con le mascherine, durante la manifestazione di protesta contro il Decreto Rilancio emanato dal Governo per sostenere la ripresa economica dopo la 'chiusura' del Lodigiano prima, della Lombardia e dell'Italia poi, per la pandemia da coronavirus.

"Mancano i protocolli da seguire - ha detto il presidente dell'Unione, Nicola Marini -. Avremmo preferito meno burocrazia e più azione: invece ci sono 321 pagine di dichiarazioni che non corrispondono alle esigenze reali. Oltre a zero fatturato per 2 mesi si preannuncia un calo dei consumi di 75 miliardi che colpirà le piccole realtà".

"Stando al decreto ci indebitiamo con le banche per pagare, in autunno, tasse e fornitori - ha aggiunto il vicepresidente Gianpiero Angelini, comparto idraulico -. Sarebbe stato meglio lasciarci l'accredito Iva, senza compilare moduli: il mio è di 40 mila euro. Nei due mesi di chiusura ho lavorato il 3% per garantire le urgenze. Ora avremmo bisogno di 6-7 persone in più per finire i lavori lasciati in sospeso ma assumere non conviene. E' stato sbagliato distribuire a pioggia i 600 euro".

"Abbiamo lavorato con spirito di servizio anche durante il lockdown, disponibili anche 12 ore per turno, facendo solo 2 o 3 corse al giorno per riportare a casa gente dall'ospedale, per accompagnare anziani a fare la spesa ma la ripresa non si vede: come guadagno siamo sotto del 90% - ha sottolineato Enrico Castiglioni, per i tassisti -. Abbiamo investito per la sanificazione, i divisori, i presidi ma con lo sblocco tutto ciò che è ripreso è solo il traffico".

"Mi sento tradita dalle promesse - ha commentato Claudia Bonfini, che lavora nella produzione e vendita del tessile - Il cambio stagione della biancheria della casa ormai, commercialmente, è perso. Come produzione ho continuato a lavorare per una grossa lavanderia industriale che opera nel settore alimentare e sanitario, ma ho dovuto mettere in cassa integrazione, peraltro non ancora arrivata, una delle due dipendenti. Le risorse non sono sufficienti e avrei preferito che il Governo dicesse non vi facciamo pagare niente perché non abbiamo soldi piuttosto che elargire i 600 euro e poi prevedere tutte queste norme da cui basta niente per restare esclusi. Ho pagato i fornitori per non creare problemi ad altri, ma se solo avessi dovuto sostenere anche un affitto avrei dovuto chiudere".