Croce Casalese, posti a rischio. Le auto mediche non servono più

Areu internalizza il servizio. Preoccupazione dei sindacati anche per la rivoluzione prevista sul numero di addetti a bordo

La sede della Croce casalese

La sede della Croce casalese

Casalpusterlengo (Lodi), 13 febbraio 2021 -  Da eroi a esuberi. Sono stati i protagonisti della prima zona rossa d’Italia, in un territorio dove il Covid ha picchiato durissimo da febbraio ad aprile, quando se ne sapeva ancora poco del virus e nel giro di pochi giorni sono esplosi centinaia di casi. Le loro ambulanze hanno percorso le strade della Bassa 24 ore su 24. Alla guida i soccorritori, quasi tutti volontari, che hanno deciso di non tirarsi indietro nonostante la paura, la tensione e la stanchezza dopo che spesso, purtroppo, si trovavano di fronte ai propri concittadini in condizioni disperate. Adesso è rischio esuberi alla Croce Casalese, una delle 112 associazioni di Anpas Lombardia.

L’Azienda regionale emergenza urgenza (Areu) ha deciso di internalizzare il servizio dell’auto medica attualmente svolto da soggetti esterni come la Croce Casalese, secondo apposita convenzione scaduta il 31 dicembre scorso e oggi affidato in proroga. Una decisione che mette di fatto in discussione il futuro di almeno quattro dipendenti della Croce casalese, assunti nel 2011 proprio per far fronte al servizio dell’auto medica (su un totale di 12 dipendenti e circa 130 volontari). "Prendiamo atto della decisione di Areu di internalizzare il servizio – dichiara il presidente della Croce Casalese, Davide Orlandi, 27 anni –. Anche se ovviamente non la condividiamo. Nei mesi più duri dell’emergenza le nostre ambulanze hanno triplicato i percorsi fatti rispetto all’anno precedente. I nostri volontari e tutto il personale hanno fatto un lavoro straordinario". Un’altra scelta di Areu riguarda l’organizzazione del servizio a bordo delle ambulanze. Secondo il nuovo assetto verranno allestite ambulanze di due o tre addetti. Sul punto c’è grande preoccupazione da parte dei sindacati che già giovedì pomeriggio hanno incontrato l’Azienda per un primo confronto sul tema.

"Le ripercussioni – afferma Francesca Di Bella, segretaria Funzione pubblica della Cgil di Lodi – sarebbero sia in termini occupazionali che di sicurezza per i pazienti. Il rischio è una riduzione del servizio soprattutto per le realtà più piccole, come la Croce Casalese. Noi chiediamo ad Areu di ripensarci. Risparmiare sulla sanità, in questo momento è davvero una scelta che non condividiamo dopo tutto quello che è accaduto".