
Francesca Regorda davanti a quella che era la Cattedrale vegetale di Lodi
Lodi, 27 dicembre 2019 - L’addio è definitivo. L’associazione degli eredi di Giuliano Mauri ha deciso di "non procedere con il progetto di ricostruzione a Lodi della Cattedrale vegetale". Ad annunciarlo a pochi giorni dalla decisione della Giunta Casanova che lunedì ha fatto definitivamente demolire, con diverse ruspe, le ultime 13 colonne in legno della cattedrale nell’area ex Sicc, è la presidente Francesca Regorda, nipote dell’artista lodigiano, maestro della Land art, scomparso nel 2009. A settembre si era fatta largo l’ipotesi di una rinascita della Cattedrale di Mauri grazie ai privati.
Una suggestione , perché un progetto ancora non esisteva, ma fortemente sostenuta dalla volontà della famiglia di ridare un senso al suggestivo "tempio naturale" inaugurato nell’aprile 2017, ma transennato da fine settembre 2018 dopo i cedimenti. Si sarebbe trattato di un’iniziativa tutta privata, che avrebbe coinvolto il Comune solo per chiedere in comodato d’uso gratuito il terreno in riva al fiume, dove sarebbe risorta l’opera. Anche i costi (l’opera abbattuta era costata quasi 300mila euro, di cui 125mila euro stanziati da Regione Lombardia) sarebbero stati sostenuti da sponsor. Ieri però l’annuncio della famiglia dell’artista. Amareggiato è anche l’ex assessore alla Cultura Andrea Ferrari, tra i sostenitori del progetto diventato realtà nel 2017.
"La Cattedrale è stata ferita, troppe volte, senza essere mai curata da nessuno – dice Ferrari –. Gli ultimi colpi con la ruspa sono stati dati nella notte, quasi di nascosto, di fretta, per non lasciare forse il tempo a chi avevano a cuore l’opera di reagire, di indignarsi. Non è stato avvisato nessuno: la famiglia Mauri, l’Associazione, la città. A nessuno è stato spiegato nulla. Auspico solo che chi governa la città oggi possa ragionare su come restituire un’opera che era servita anche come grande volano turistico per la nostra bella città".