Lodi, la baraccopoli lungo l'Adda continua a crescere

Viaggio tra le case abusive sull’argine del fiume

Costruzioni abusive e materiali di ogni tipo sull'area

Costruzioni abusive e materiali di ogni tipo sull'area

Lodi, 5 dicembre 2018 - "Sulla questione questione dell’abuso edilizio nel terreno tra via Torino, il terrapieno dell’argine dell’Adda e la strada che porta al Belgiardino, tutto tace. La nostra preoccupazione, come proprietari dei terreni, è che la baraccopoli, come ci giungono voci, si estenda. Già ora stimiamo il costo del ripristino delle condizioni ambientali, che sarà a nostro carico anche se si tratta di occupazione abusiva, attorno ai 30mila euro". A parlare è l’amministratore unico di una delle tre società immobiliari di Lodi proprietarie dei terreni nell’area dove, già dal settembre 2017, è stata rilevata la presenza di fabbricati abusivi.

"Per poter intervenire intervenire, anche se il Comune in un primo momento ci aveva imposto di agire, dobbiamo attendere la conclusione delle indagini in corso da parte della Procura. Ma il nostro timore è che ci sia un incremento dell’abuso e che dunque, oltre al danno già esistente, ci sia la beffa di non poter intervenire. Si tratta di una zona non raggiungibile in auto (se non percorrendo la ciclabile sul terrapieno dell’argine, ndr), dove c’è molto materiale di tutti i tipi da smaltire: i costi del ripristino, a causa di ciò, saranno particolarmente elevati". Nella baraccopoli, in effetti, si trova un po’ di tutto: ieri mattina non si vedevano persone ma c’erano un paio di “casotte” con tanto di tetto e finestre, ingenti quantità di materiale abbandonati, parte di terreni che, in altra stagione, devono essere stati adibiti ad orto, dove si aggirava del pollame.

A marzo quando Il Giorno portò alla luce la vicenda, si stimava risiedessero nell’accampamento abusivo, un’area recintata di circa 4mila metri quadrati, almeno sette persone. Non solo. I proprietari dei terreni vennero a sapere che l’iter giudiziario era reso più difficile dal fatto che il Comune avesse concesso lì, in baracche senza nemmeno gli allacciamenti, la residenza ad una persona. Dalla Polizia locale, cui spettano i controlli sul rilascio dei permessi, nonostante le molteplici richieste, nessuna spiegazione ma neppure alcuna smentita. «Magari a vivere lì sono persone che non hanno alternative di vita - aggiunge l’amministratore - Se è così, che i servizi sociali diano loro un supporto.

L’importante è concludere velocemente la questione prima che il fenomeno degeneri, come già sta accadendo sotto il ponte della tangenziale». Non molto distante dalla baraccopoli si trova un’altra area recintata, che appare più ad uso orto ma dove sono state realizzate case con materiali di risulta e dove sono accumulati rifiuti e quelle che sembrano delle lastre di eternit. Il Comune, sempre a marzo, aveva posto i sigilli anche ad un’altra area, su un terreno pubblico sotto la massicciata della tangenziale, in fondo a via Cavallotti, nell’OltreAdda: ieri l’area, recintata, era a sua volta piena di rifiuti e incolta.