Rivoluzione in sanità: maxi trasloco da Casale, i reparti vanno a Codogno

L’obiettivo ricercato è "unificare le degenze negli ospedali della Bassa". Preoccupazione dei sindacati per il futuro. "Incertezze che ci preoccupano"

Clima di incertezza agli ospedali di Codogno e di Casale

Clima di incertezza agli ospedali di Codogno e di Casale

Codogno (Lodi) 11 marzo 2020 - Sta per essere messa in atto la più grande “rivoluzione” sanitaria probabilmente mai vista. Ieri pomeriggio c’è stata una riunione operativa ed è probabile che già da domani cominci a prendere corpo il maxi trasferimento di reparti da Casale a Codogno. La “geografia“ sanitaria della Bassa uscirà, dunque, decisamente sconvolta da questa emergenza. Lungodegenza geriatrica, riabilitazione specialistica e il reparto da 24 posti letto di sub-acuti da Casale verranno trasferiti a Codogno. Resteranno a Casale la Mac oncologica, l’hospice e la radioterapia, mentre "non è chiaro quale sarà il futuro prossimo dei posti di degenza di oncologia e della dialisi", sottolinea con preoccupazione Rosi Messina della Uil Fpl. "Per poter garantire la continuità delle attività di reparto, si rende necessario unificare le degenze dei due presidi della Bassa, consentendo di continuare a garantire gli standard assistenziali previsti" si legge in una nota circolata ieri negli ambienti ospedalieri - pertanto personale e pazienti verranno trasferiti da Casale a Codogno in settimana secondo tempi e modi" che verranno concordati.

«Ci rendiamo tutti conto dello stato di emergenza in cui viviamo, ma vi sono dubbi e incertezze che non aiutano a guardare il futuro con serenità" spiega la sindacalista. All’ospedale di Codogno, il pronto soccorso è stato praticamente “svuotato“: sono state portate via, secondo quanto appreso, anche barelle e carrelli per le medicazioni. Tutto spostato a Lodi, fronte dell’emergenza. Molte voci nella Bassa però si levano per chiedere che il punto di emergenza-urgenza venga riaperto quanto prima, sia per snellire le incombenze di Lodi sia per creare, ove fosse possibile, un ospedale “pulito” per le altre emergenze. Ieri è arrivato anche l’appello di riaprire terapia intensiva dove ci sono cinque posti letto a disposizione. "Chiediamo spiegazioni in merito al mantenimento della chiusura del pronto soccorso di Codogno e della terapia intensiva le cui riaperture potrebbero costituire un valido supporto nella gestione dell’emergenza in atto" è stata la posizione ribadita ieri dalle tre sigle sinadcali, Fp Cgil, Fp Cisl e Uilfpl. Dubbi anche sul futuro. Gianfranco Bignamini (Fisi) è certo che "il pronto soccorso rimarrà chiuso per sempre". Per il sindaco di Codogno Francesco Passerini una "sciocchezza clamorosa".