Lodi, detenuto prova a togliersi la vita: salvato dagli agenti di polizia penitenziaria

Il sindacato Sappe: "Procedure di primo soccorso fondamentali per scongiurare la tragedia". In carcere preoccupazione per i contagi Covid

La casa circondariale di Lodi

La casa circondariale di Lodi

Lodi, 28 gennaio 2022 - Solo il tempestivo e professionale intervento degli agenti di polizia penitenziaria ha impedito a un detenuto di togliersi la vita. La notizia dal carcere di Lodi arriva dal Sindacato autonomo polizia penitenziaria (Sappe), per voce del segretario provinciale di Lodi e delegato regionale per la Lombardia Dario Lemmo. "Il detenuto ha tentato il suicidio a mezzo impiccamento nel bagno della cella la prima volta con le lenzuola e la seconda volta con i lacci delle scarpe - spiega il delegato Dario Lemmo -. I tre agenti intervenuti la prima volta e i due agenti intervenuti la seconda volta hanno subito sollevato il detenuto e hanno slacciato le lenzuola e i lacci delle scarpe per liberarlo dal soffocamento".

Immediatamente, in entrambi i casi, sono state praticate le procedure di primo soccorso e rianimazione, scongiurando la tragedia. A preoccupare Lemmo è anche la situazione Covid all'interno della casa circondariale. "A Lodi da oltre 15 giorni è in atto un focolaio Covid che sta investendo circa il 10% (il dato è in calo, ndr) della popolazione detenuta e come Sappe già siamo intervenuti in data 11 e 23 di gennaio al fine di una migliore organizzazione dei contagiati e il rispetto del protocollo locale per la prevenzione e la sicurezza nei luoghi di lavoro in ordine all’emergenza sanitaria da Covid", dice Lemmo.

Per il segretario regionale del Sappe Alfonso Greco: "Questa è la polizia penitenziaria pronta ad agire con gli altri operatori e con gli stessi detenuti, come in tale evento critico al carcere di Lodi, per tutelare la vita dei ristretti - sottolinea Greco -. Questa è comunità, ma nel rispetto dei difficili ruoli che ognuno viene chiamato a svolgere per la propria parte di competenza. L’ennesimo tentato suicidio di una persona detenuta, sventato in tempo dalla professionalità ed attenzione dei poliziotti, dimostra come i problemi sociali e umani permangono, eccome, nei penitenziari. "L’ennesimo suicidio sventato di un detenuto in carcere dimostra come i problemi sociali e umani permangono, eccome, nei penitenziari, al di là del calo delle presenze. E si consideri che negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della polizia penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 23mila tentati suicidi ed impedito che quasi 175mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze", evidenzia Donato Capece, segretario generale del Sappe.