Legnano e la storica Franco Tosi, Alberto Presezzi tenta l’ultima impresa

Parla l'imprenditore brianzolo che nel 2015 ha rilevato un ramo d'azienda della società nata nel 1881

La Tosi ha un’anima propria

La Tosi ha un’anima propria

Burago Molgora (Monza), 28 gennaio 2018 - Inutile nasconderlo. Non sono giorni come altri per Alberto Presezzi. L’appuntamento è di prima mattina, l’ultimo spazio libero in un’agenda più affollata del solito. Il leggero ritardo - comunicato per tempo via sms - è più che giustificabile. Ma Presezzi è tipo puntuale. Eredità acquisita negli anni del militare trascorsi come carabiniere, «un’esperienza bella con regole rigide da rispettare: ho smesso di essere ragazzo e sono diventato uomo». Qui ha imparato anche a vivere di scadenze, l’abc per chi fa impresa. A fine mese ne ha una in più: «La rispetterò – assicura –. Entro fine settimana presenterò l’offerta al ministero e al commissario. Vediamo se accettano». In palio c’è l’acquisto delle aree industriali della Franco Tosi, storica azienda metalmeccanica di Legnano (Milano) fondata nel 1881. Le sue turbine sono ovunque nel mondo, persino alla base delle cascate del Niagara.

Dal 2015 Alberto Presezzi - 50 anni da compiere - non è più solo la seconda generazione alla guida (presidente e amministratore delegato) della Bruno Presezzi, azienda metalmeccanica fondata dal padre nel 1954 a Burago Molgora (Monza), 150 dipendenti e un fatturato di circa 90 milioni. Presezzi è diventato anche Mr Tosi, l’imprenditore che ha salvato un simbolo della manifattura italiana dal fallimento - 6mila dipendenti negli anni ‘70, oggi poco meno di 200 - rilevandola con un’offerta migliore di indiani e Termomeccanica.

Lascerà la Tosi a Legnano?

«Dopo la risposta del ministero glielo farò sapere».

Mr Tosi, le piace?

«Mi piace, sì: è un onore».

Se la sente già sua?

«Non come la Presezzi. Presezzi ha il nome di mio padre, la sento più mia. Alla Tosi, invece, mi approccio un po’ come un dipendente. Mi spiego: la Tosi ha un’anima propria, ha avuto diverse proprietà, è la storia della metalmeccanica in Italia. Porta il nome del fondatore, ma tante persone si sono succedute scrivendo la storia di questa azienda: io sono orgoglioso di farne un pezzo. Mr Tosi è un onore, come ho detto, ma è un incarico a termine che trasmetterò a qualcun altro».

Quando ha pensato di rilevare l’azienda? La vedeva come un competitor, come un modello?

«L’acquisto è nato da un’opportunità: l’ho contattata perché il mercato ha offerto alla Presezzi la possibilità di fornire tre turbine complete. È nato un accordo commerciale e poi, come si dice, l’appetito vien mangiando».

Più business che cuore?

«Era un’occasione di crescita, indubbiamente. Ma ho sentito anche la responsabilità sociale di salvare un’icona come la Tosi ed evitare che l’azienda avesse un epilogo diverso. Sono convinto che possa avere un futuro puntando sulla crescita di ricerca e sviluppo, sul know how, sull’ingegnerizzazione e sul design».

Qual è il suo rapporto con i sindacati?

«Nella Presezzi non c’erano perché i dipendenti non ne hanno mai sentito la necessità. Con la Tosi all’inizio ci siamo un po’ “graffiati”, poi il rapporto è diventato buono. Hanno capito che Presezzi vuol fare sul serio: anche davanti a scelte difficili hanno compreso le ragioni. Mi sono risentito davvero solo davanti all’accusa di speculazione edilizia. Primo non sarebbe possibile andare in Comune e chiedere di costruire due palazzi su un’area industriale anche per quello che la Tosi rappresenta. Secondo, vuol dire non avere capito nulla di chi sia Alberto Presezzi e di quale missione sente chi, come me, ha vissuto famiglia e impresa sullo stesso piano: essere imprenditore è un responsabilità sociale».

Come l’ha tradotta alla guida della Bruno Presezzi?

«Con la volontà quasi maniacale di portare l’azienda in un contesto internazionale: il 90% della produzione è per i mercati esteri, dall’Africa all’Europa. Tutti ad eccezione della Cina».

La produzione è cambiata?

«Sì, ma con coerenza. Già mio padre scelse di passare dalle lavorazioni meccaniche di grosse dimensioni all’integrazione delle singole parti per realizzare macchine complete. Oggi l’azienda si occupa di valvole, meccanica e alluminio».