Zucchi Bassetti di Rescaldina, l’azienda apre ai lavoratori: sì al tavolo sui trasferimenti e anche ai prepensionamenti

Lo storico stabilimento chiuderà nei prossimi mesi i battenti per ritrutturazione. Dopo l’azione di forza dirigenti pronti a trattare sulle modalità di spostamento delle risorse

Una protesta dei lavoratori

Una protesta dei lavoratori

Rescaldina (Milano), 4 maggio 2024 –  È durata meno di 24 ore l’assemblea permanente e la contestuale occupazione da parte dei dipendenti dello storico stabilimento di Rescaldina della Zucchi Bassetti. Occupazione che era stata decretata dalle Rsu e dalle organizzazioni sindacali di categoria per la contrarietà sulle modalità di informazione e gestione del trasferimento di tutte le attività dello stabilimento. Durante l’occupazione diversi lavoratori hanno presidiato il cancello dello stabilimento, all’ingresso del paese, impedendo anche ad alcuni camionisti di entrare per scaricare e caricare le merci.

“L’unità dimostrata da tutti i dipendenti, dagli operai ma anche dagli impiegati, ha convinto l’azienda a sedersi ad un tavolo e trovare un accordo" commenta Luciano Pellizzaro della Filcams Cgil Ticino Olona. Il confronto che l’azienda ha avuto con la Rsu e i sindacati è stato poi oggetto di discussione tra i lavoratori di ieri pomeriggio che, a quel punto, hanno deciso la revoca dell’assemblea permanente e il ritorno, ognuno, alla propria mansione. Con l’azienda non era in discussione il progetto di chiusura dello stabilimento, per ristrutturazione, ma le modalità di trasferimento dei lavoratori nei siti indicati dalla direzione.

"Il trasferimento, a detta dell’azienda, sarà momentaneo. Per un paio d’anni - spiega Vito Zagaria, sindacalista della Femca Cisl -. Poi tutti dovrebbero rientrare in quella che sarà la nuova struttura".

Quello che era in discussione erano le modalità dei trasferimento degli oltre cento lavoratori attualmente occupati a Rescaldina: i dirigenti nella sede di Milano, gli impiegati in una nuova sede affittata a Legnano, quelli dello show-room nella vecchia sede di Vimercate mentre gli operai del magazzino spedizioni in una struttura collocata nel Pavese, a Vellezzo Bellini.

"La protesta era scaturita dal fatto che l’azienda aveva previsto il trasferimento senza offrire alcun tipo di servizio, nè garantire la copertura delle spese a cui il lavoratore sarebbe andato incontro per cambiare sede di lavoro. Ci era stato detto di arrangiarsi col car-sharing, o in alternativa usando dei furgoni a nove posti guidati a turno dai dipendenti. Senza un margine di trattativa l’unica strada che ci si presentava era quella della protesta, quindi l’occupazione, per far tornare l’azienda al tavolo delle trattative". "Adesso abbiamo un tavolo serio - osserva Giandonato Di Pierro della Uil -. E anche la garanzia che l’azienda metterà a disposizione un pullman per i trasferimenti dei lavoratori da Rescaldina a Vellezzo Bellini, a suo carico".

Al tavolo sindacale si è discusso anche di chi avrà difficoltà a doversi trasferire nella nuova sede. "Per lo stesso lavoro di oggi un lavoratore dovrà restare occupato almeno due ore in più, per i trasferimenti. Magari ci sono persone che non possono permettersi di stare tutto questo tempo lontano da casa. Abbiamo quindi discusso e trovato disponibilità da parte dell’azienda anche a favorire, con l’incentivazione all’esodo, chi non intende accettare il trasferimento in altra sede, magari accedendo al prepensionamento", ha detto ancora Zagaria. Le parti si incontreranno nuovamente il 14 maggio per verificare appunto tutte le disponibilità.