Santo Stefano Ticino, chiude la Tessitura di Nosate: 105 lavoratori a casa

Decisione inaspettata: dal primo aprile tutti i dipendenti saranno senza lavoro

I lavoratori si preparano a un presidio

I lavoratori si preparano a un presidio

Santo Stefano Ticino (Milano), 10 marzo 2019 - Nessuno se lo aspettava. Dal primo di aprile 105 persone saranno senza lavoro. La proprietà della Tessitura di Nosate, storica azienda del settore che solo nello scorso mese di dicembre aveva aperto i cancelli per festeggiare il traguardo dei 90 anni di vita, ha annunciato alle organizzazioni sindacali la volontà di cessare la produzione dal 31 marzo. 

«L’azienda ci ha convocato nella sede dell’associazione degli industriali di Legnano e senza alcun preavviso ci ha comunicato la volontà di chiudere. Abbiamo tentato di prospettare delle alternative ma non c’è stato nulla da fare - dice Salvatore Di Rago, sindacalista della Femca Cisl -. Negli anni scorsi avevamo trovato accordi per affrontare la crisi con dei tagli minimi di lavoratori, una ventina. Nonostante il calo di commesse si era comunque lavorato e ultimamente l’azienda ha chiesto anche la disponibilità a dei turni notturni. Avevamo ipotizzato la cassa integrazione ma l’azienda, pur avendone le possibilità, non l’ha mai chiesta. C’è perfino gente che ha fatto degli straordinari. Poi all’improvviso tutto il castello è franato».

«Noi abbiamo prospettato delle alternative, ovvero di non arrivare alla chiusura ma attivare strumenti come i contratti di solidarietà, ma anche un concordato per far fronte ai problemi finanziari che hanno portato a questa decisione ma non c’è stato nulla da fare».  La Tessitura di Nosate produce tessuti grezzi per l’arredamento e l’arredo. Lo stabilimento di Santo Stefano dispone di una struttura di 9mila metri quadrati dove con i telai, i magazzini, le centrali termiche, e uno di 2mila metri quadrati occupati dagli uffici. Immediata la risposta dei lavoratori alla notizia della chiusura. La produzione è stata bloccata. Da lunedì ci sarà un presidio all’esterno dello stabilimento. «Da lì non ci muoveremo sino a quando non si prospetteranno delle soluzioni alternative alla chiusura. Chiediamo la mobilitazione di tutti, non solo dei lavoratori. Vogliamo vedere il sindaco, i consiglieri regionali, i parlamentari. Dobbiamo difendere l’occupazione nel nostro territorio» aggiunge Di Rago.