
In Tribunale a Busto Arsizio ripercorsa con estrema precisione la giornata del 9 agosto 2024 insieme a tutti i suoi protagonisti. Fino al momento clou delle 19,50 con la vittima investita e uccisa.
Una rete di orari, telecamere e celle telefoniche ha guidato la ricostruzione in aula del giorno in cui Fabio Ravasio fu ucciso, il 9 agosto 2024, sullo stradone fra Casorezzo e Parabiago, poco prima del canale Villoresi. A ripercorrere con estrema precisione le ultime ore della vittima sono stati i carabinieri della Compagnia di Legnano, che hanno presentato una serie di slide incrociando immagini di videosorveglianza, tracciamenti Gps, simulazioni e chiamate telefoniche.
La ricostruzione inizia intorno alle 19, quando una telecamera riprende la vettura di Ravasio ferma in via Manzoni, a Magenta, fuori dal suo negozio di spedizioni. Alle 19,16 le immagini mostrano la chiusura del negozio dove Ravasio si trovava insieme alla compagna Adilma, figura centrale nell’inchiesta. Due minuti dopo, alle 19,18, l’Istituto Canossiano di via San Biagio documenta la partenza di Ravasio in bicicletta dall’ufficio, seguito a breve distanza dalla sua Bmw Serie 1 guidata da Adilma. Nel frattempo il telefono di Mirko Piazza aggancia le celle tra Ossona e Casorezzo.
Una chiamata effettuata alle 19,46 a Massimo Ferretti lo colloca nei pressi del cimitero, dove con ogni probabilità stava aspettando il passaggio della vittima. Tra piazza Litta di Ossona e il luogo dell’agguato ci sono poco più di tre chilometri, percorribili in pochi minuti. Prima alle 18,39 Fabio Lavezzo fotografa il proprio furgone bianco nei pressi di Casorezzo, in arrivo da Parabiago. Il mezzo viene visto tornare a Parabiago e poi nuovamente comparire alle 19,35 davanti al cimitero, prima di ripercorrere una strada sterrata attorno al maneggio per tornare verso Parabiago alle 19,48. Le telecamere del cimitero, curiosamente, non riprendono la Bmw: per gli inquirenti, Adilma avrebbe scelto una strada secondaria per evitare i dispositivi di videosorveglianza. Altre telecamere pubbliche della zona risultavano non funzionanti proprio quel giorno, tra cui quelle in via Butta e nei pressi del ponticello verso Parabiago.
Alle 19,47 Ravasio viene visto pedalare davanti al maneggio, a breve distanza dal luogo dove avverrà l’investimento. A questo punto entra in scena un altro elemento fondamentale: una vecchia Opel Corsa nera. Il veicolo viene ripreso alle 19,27 in via Vela, direzione Casorezzo, e viene poi visto fare inversione nei pressi del “Pioppeto“.
Alle 19,50 travolge violentemente Fabio Ravasio, di fronte al cimitero. Un minuto dopo, alle 19,51, arriva la telefonata ai soccorsi da parte di un testimone. Secondo quanto ricostruito, la Opel nera si dilegua lungo un sentiero sterrato in direzione Busto Garolfo, evitando così il targa system. A circa 200 metri dal punto dell’impatto si trova una strada secondaria, probabilmente utilizzata per la fuga senza lasciare tracce digitali. Lavezzo, alle 19,42, aveva già chiamato Ferretti. Subito dopo l’investimento, alle 19,53, effettua una nuova chiamata muovendosi tra Arluno, Ossona, Busto Garolfo, Nerviano e poi nuovamente verso Parabiago e Casorezzo, sempre con due persone a bordo.
A colpire l’aula è stato infine un particolare emerso nelle indagini: Mirko Piazza, uno degli indagati, avrebbe cercato su Google informazioni sul peso di una Opel Corsa, come se volesse stimare in anticipo gli effetti dell’impatto su un corpo umano.