
Il direttore dell'hospice, Luca Moroni
Abbiategrasso (Milano), 5 febbraio 2020 - Medici ospedalieri ed esperti in cure palliative insieme per il bene del malato. Ancora per quanto? Dopo sei anni non è stata rinnovata la convenzione tra Asst Ovest Milanese e Hospice di Abbiategrasso, scaduta ufficialmente il 31 dicembre 2019. Una collaborazione mirata che ha riguardato in particolare gli ambiti di nefrologia, cardiologia, ematologia e pronto soccorso e che si è concretizzata in 930 visite ospedaliere compiute dai palliativisti nel solo 2019.
Eppure il futuro resta incerto: «Siamo in preoccupata attesa – ha spiegato il direttore dell’Hospice, Luca Moroni -. La nostra proposta di rinnovo della convenzione è sul tavolo del direttore generale dell’Asst ma non abbiamo ancora ricevuto risposte. Questo è grave, perché si tratta di un servizio che ha sempre funzionato bene: palliativisti e medici di reparto programmavano insieme il percorso migliore per i malati. Per ora la collaborazione va avanti ma non so per quanto; le eccellenze del territorio andrebbero tutelate invece che messe in discussione, inoltre non esiste un motivo reale per interrompere la convenzione».
Ma le sfide del 2020 non finiscono qui. Rispetto al 2018 poco è cambiato sul fronte dell’ambulatorio per le cure palliative. Un servizio gratuito erogato nel 2019 a 49 pazienti e alle loro famiglie attraverso prestazioni mediche, infermieristiche, fisioterapiche e psicologiche. Un unicum in Lombardia che costa circa 90mila euro l’anno e per il quale non è ancora previsto alcun riconoscimento economico da parte del sistema sanitario regionale. Per il resto l’Hospice di Abbiategrasso è rimasto sugli standard (altissimi) degli anni precedenti. Si conferma efficiente l’assistenza domiciliare con la media di una visita ogni due giorni; un servizio che si è consolidato nell’Abbiatense e nel Magentino ed è cresciuto molto nel Vigevanese (si parla di un +150%). «Il 2019 è stato un anno particolare – conclude Moroni – tra la legge sul testamento biologico e la sentenza sul caso Dj Fabo-Cappato. Sono questione slegate dalle cure palliative ma riportano l’attenzione proprio qui. Ha un senso fare questi discorsi se ai malati si dà una possibilità di scegliere».