C'è fermento in riva al Ticino grazie al Tigin

Federico Sala, Maurizio Azzini e Alessandro Dedda producono un distillato che affonda le sue radici nel territorio abbiatense

Gli ideatori del Tigin, Maurizio Azzini Federico Sala, Alessandro Dedda

Gli ideatori del Tigin, Maurizio Azzini Federico Sala, Alessandro Dedda

Abbiategrasso (Milano), 17 novembre 2019 - È il distillato più celebre del momento. Ma se nella vostra testa evoca città lontane preparatevi a cambiare idea, perché è nato il primo gin del Ticino. L’hanno chiamato «Tigin» – un chiaro rimando al nome dialettale del fiume azzurro – proprio per sottolineare che in quella bottiglia viene distillata la passione di tre persone ma anche l’anima di un territorio. Il Tigin nasce circa due anni fa nella testa di Federico Sala, appassionato bevitore fin da quando, a diciotto anni, il lavoro lo ha portato a Londra. Qui ha imparato ad amare il gin nei barber shop della City, dove veniva offerto liscio ai clienti in attesa. «Un giorno farò un gin tutto mio» – ha pensato in quel momento. Ma è stato «Al Cascinello», nel pieno del Parco del Ticino di Abbiategrasso, che il sogno ha incontrato una terra feconda e la bravura di Maurizio Azzini, l’uomo che oggi coltiva le essenze destinate a questo prezioso prodotto. In progetto è agli albori ma loro due, insieme ad Alessandro Dedda, sono già riusciti a portare il Tigin oltremanica, sugli scaffali di un celebre hotel di Londra e in uno dei più famosi locali specializzati. Insomma, la produzione è solo all’inizio ma il successo del gin ticinese è stato immediato.

Quali sono le essenze (in gergo si chiamano «botaniche») che danno vita al Tigin? «Ne abbiamo selezionate dodici – spiega Federico -. Tra le più particolari c’è il miele millefiori distillato, che in bocca lascia una nota leggermente morbida. Poi ci sono angelica, cetriolo, iris pallida, lo stelo delle foglie di rabarbaro, i fiori di sambuco, il timo limone, l’issopo, lo zenzero e… una botanica segreta, che di fatto caratterizza il nostro gin. Nessun altro produttore al mondo – da quello che sappiamo – la utilizza. Mentre il ginepro per aromatizzare l’alcol base è toscano e di primissima qualità. Dietro a questo prodotto c’è una ricerca sconsiderata della materia prima; infatti il Tigin può essere tranquillamente bevuto liscio». Il resto l’ha fatto la micro-distilleria selezionata per ottenere un prodotto artigianale fino al midollo. «Lo stile che abbiamo scelto è il «compound», l’unico che ci garantiva qualità e artigianalità. Le essenze vengono distillate separatamente per esaltarsi al massimo, poi mescolate e ridistillate». C’è anche il tempo per toccare l’argomento «moda del gin», che sta spopolando in tutto il mondo: «Il nostro non è un prodotto alla moda, quelle passano e cambiano. Invece chi ama davvero questo distillato continuerà sempre a bere il Tigin. Non lo produciamo perché piaccia a tutti ma perché piaccia a noi». Mentre Federico racconta, Maurizio mostra l’orto con le essenze. Basta guardarsi intorno - tra campi e fontanili - per capire da dove nasce l’amore per questo territorio: «Tutti e tre abbiamo una passione per il Ticino – continua Federico -. Da piccolo, invece di fare i compiti, venivo sul fiume (mentre Maurizio fuggiva dalla nonna per correre a fare il bagno, ndr). Con il nostro prodotto vorremmo aiutare un territorio che sta facendo un grosso sforzo per rilanciarsi. Per questo cercherem o di radicarci soprattutto nella zona dell’Abbiatense e del Magentino…»