Il Campari Soda e i futuristi. E l’aperitivo diventa un rito

C’è tutta la passione imprenditoriale di una famiglia e di due generazioni per i liquori, e per Milano, dietro il successo di uno dei prodotti più iconici della capitale lombarda

Campari Sesto

Campari Sesto

Milano - C’è tutta la passione imprenditoriale di una famiglia e di due generazioni per i liquori, e per Milano, dietro il successo di uno dei prodotti più iconici della capitale lombarda. Da novant’anni sinonimo d’aperitivo per eccellenza – per i puristi del “rito“ da accompagnare solo con patatine e qualche oliva al massimo! – il Campari Soda è infatti un “marchio di fabbrica“ meneghino indelebile come riescono a esserlo, con la stessa intensità, solo il panettone, la Scala, la Madonnina, lo stadio di San Siro, i gloriosi tram Carrelli 1928... La sua nascita porta l’anno 1932 grazie a una geniale intuizione di Davide Campari. Che al pari del padre Gaspare, da cui ha ereditato l’azienda e il laboratorio di liquori avviati a partire dagli anni Sessanta del XIX secolo, ha voglia di emergere e di conquistare fama e prestigio fra il bel mondo meneghino che si dà appuntamento in Galleria Vittorio Emanuele.

Sa come riuscirci , e cioè portando la tradizione dell’aperitivo – che pur nato a Torino trova la sua consacrazione sotto la Madonnina – al successo e alla notorietà. Conquista il palato dei milanesi con l’abbinata di Campari e seltz. E l’immaginazione con la prima bottiglietta monodose di vetro a cono (o calice) rovesciato. Il progetto è affidato da Davide in persona a Fortunato Depero, fra i futuristi quello più sensibile e vicino al mondo della réclame (sarà non a caso suo il “Manifesto dell’arte pubblicitaria”). Fra Campari e Depero l’unità d’intenti è immediata. L’artista ha già all’attivo una collaborazione con la Alberti del liquore Strega. E la bottiglietta da 9,8 cl che s’inventa, e che per la prima volta riporta nome e marchio direttamente sul vetro smerigliato, senza bisogno d’etichette, pensata in quella forma per una questione di praticità d’imballaggio, è destinata a diventare un oggetto di culto.

L’avvicente intreccio fra un liquore, una città e un’Italia effervescenti e il movimento artistico che meglio le rappresenta in quel decennio, è il fil rouge del quarto incontro dedicato alla storia del design, e dei cambiamenti che questo ha impresso alla società italiana, organizzato da Laura Agnoletto Baj,docente, designer e art director, a San Giorgio su Legnano (Milano). Appuntamento stasera alle 21 (aula consiliare G. Bassi) con “Campari Soda, il cono rosso futurista“.