Nuove scoperte sulla Gioconda: Leonardo e quell’angolo di Lecco / IL GRAFICO

Il Ponte Azzone Visconti, il lago e le Prealpi nel dipinto al Louvre. Guarda il confronto / IL GRAFICO

Lo studio sulla Gioconda e le Prealpi lecchesi

Lo studio sulla Gioconda e le Prealpi lecchesi

Lecco, 9 dicembre 2016 - Né la Valdarno, né la Val di Chiana nel paesaggio della Gioconda di Leonardo. Ma Lecco, le Prealpi e riferimenti cari al Manzoni: il Ponte Azzone Visconti e il Monte San Martino, citati nelle prime righe dei «Promessi Sposi». Un’ipotesi «ancora da validare», precisa lo storico dell’arte milanese Luca Tomio, «ma fondata. La verificheremo nei prossimi mesi con un geologo». Serviranno sopralluoghi e scarponi da alpinista, gli stessi che hanno consentito di riscrivere in Umbria l’ambientazione della prima opera certa di Leonardo - «Paesaggio» (1473) - per secoli attribuita alla Toscana.

«La scintilla è scattata durante un’escursione in Valdarno», racconta Tomio. «L’opera raffigura la Cascata delle Marmore, Papigno e la Valle di Terni». La scoperta è stata protocollata al Mibact (Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo) - la ricerca sarà pubblicata sul Bollettino d’Arte - e «ha permesso di trovare la chiave per aprire nuove porte». Prima l’esplorazione in solitaria. Poi i sopralluoghi con geologi, storici, esperti del territorio fino «alla scoperta del sasso dove Leonardo si trovava quando disegnò. Alla Cascata delle Marmore abbiamo dovuto superare la barriera di sicurezza per individuare il punto esatto della visuale che ispirò l’opera, a un millimetro dal precipizio: Leonardo aveva spiccate competenze alpinistiche». (clicca nel riquadro sotto per aprire il dettaglio)

 

 

 

Lo stesso approccio metodologico - l’incrocio tra arte, storia e geologia - che ha coinvolto un mix di esperti (Miro Virili, archietto ed esperto della Cascata delle Marmore; Vladimiro Coronelli, storico e paleografo; il professor Carmelo Petronio del Dipartimento di Scienze della Terra della Sapienza di Roma) sarà adottato per riscrivere l’ambientazione di altre opere di Leonardo. La Gioconda, ad esempio. «Impossibile riconoscere i paesaggi della Valdarno o della Val di Chiana», spiega Tomio. «Non si può dire che il ponte della Gioconda sia quello di Buriano (Arezzo), perché il paesaggio dolce, da pianura alluvionale, della Val di Chiana è incompatibile con quello del dipinto. Occorre indagare se non sia quello delle Prealpi lecchesi. A Lecco c’è un ponte ad archi multipli, quello di Azzone Visconti. Nel dipinto del Louvre, metà dello spazio visivo dell’opera è occupato da un paesaggio geologico che diventa simbolico. Per capire i riferimenti tornerò ad arrampicarmi sulle Grigne, il Resegone, il Monte San Martino. Con un vantaggio rispetto all’Umbria: sono le mie montagne, le conosco».