
Il varo del Viracocha
Lecco, 21 fennraio 2019 - «Comienza la aventura». Il titolo di uno degli ultimi post sul sito facebook ufficiale non lascia dubbi su cosa stia accadendo laggiù ad Arica, città cilena affacciata sull’oceano Pacifico. L’equipaggio del Viracocha III ha effettuato la messa in mare dell’imbarcazione interamente costruita in papiro che si appresta a fare rotta verso Sydney, un viaggio di diecimila miglia marine per dimostrare come le civiltà preistoriche delle due sponde dell’oceano erano potute venire in contatto ancor prima del viaggio di Cristoforo Colombo del 1492.
Tra i membri della spedizione guidata dal biologo-esploratore americano Phil Buck e patrocinata tra gli altri dall’Unesco e dall’Università del Massachussets, c’è anche il nipote di Carlo Mauri. Documentarista e cameraman, Carlodavid Mauri avrà soprattutto il compito di filmare e contribuire alla realizzazione di un documentario sulla spedizione che quarant’anni dopo torna sulle orme dell’impresa del nonno, il “Bigio”, che insieme all’antropologo norvegese Thor Heyerdhal e l’equipaggio del Ra II - anch’essa un’imbarcazione rudimentale costruita di soli giunchi - salpò dal Marocco e dopo circa 6100 miglia marine e 57 giorni di navigazione raggiunse Barbados. Il successo costrinse gli antropologi di tutto il mondo ad abbandonare la convinzione che non fossero potuti esistere contatti tra i popoli del Mediterraneo e quelli del Sud e Centro America prima della scoperta di Colombo. A quarant’anni di distanza un altro Mauri ci riprova, questa volta solcando le acque dell’oceano Pacifico ma il desiderio di avventura e scoperta rimane immutato.
«Dopo giornate di preparativi e raffinazione dei dettagli più importanti, abbiamo affrontato il primo vero gradino del viaggio di una barca, ovvero il varo - scrive Carlodavid - avvenuto con una tecnica piuttosto old-school. La barca che pesa venti tonnellate, è stata caricata da una ruspa su due vecchi binari ferroviari e con la sola forza umana è stata trascinata a circa mezzo metro d’acqua. Con l’arrivo dell’alta marea e l’aiuto di un’altra barca a motore, abbiamo raggiunto il mare aperto dove passeremo una settimana per il carico acqua, viveri e materiali e test di tutte le manovre mobili e fisse, oltre che della galleggiabilità, prima di affrontare l’oceano. Settimana prossima la partenza».