
OLGIATE MOLGORA (Lecco)
Aveva solo 17 anni Paolo Carpi quando il 31 luglio 1944 venne arrestato a Milano durante una riunione di partigiani e oppositori ai nazifascisti. A tradirlo, un delatore. Prima la prigionia a San Vittore, poi al campo di transito di Bolzano, da qui appena diventato maggiorenne il trasferimento con il famigerato Trasporto 81 nel lager di Flossenbürg, infine a Kamenz, sottocampo di Kross-Rosen, dove venne ucciso con un’iniezione letale di fenolo il 25 febbraio 1945. Per ricordare il giovanissimo deportato oggi, durante la Festa del 25 Aprile, anniversario della Liberazione d’Italia che celebra anche chi l’ha resa possibile pure a costo della vita, sarà posata una pietra d’inciampo in sua memoria.
La pietra, realizzata dall’artista tedesco Gunter Demnig, viene collocata a Mondonico, frazione di Olgiate Molgora, davanti alla porta di casa dove Paolo era sfollato durante la guerra insieme ai cinque fratelli, alla mamma Maria Arpesani e al padre Aldo, arrestato proprio a Olgiate e internato come lui ma sopravvissuto all’Olocausto. Mentre del papà Aldo, scomparso a 87 anni nel 1973, si sa molto, poiché artista affermato, acclamato al suo ritorno direttore dell’Accademia di Brera, del figlio Paolo non si sapeva molto. A ricostruire la sua vicenda e consentire la posa di una pietra di inciampo in sua memoria è stato lo storico locale Manlio Magni, che vi ha scritto pure un libro.
"I familiari hanno appreso ufficialmente della sua morte solo nel 1954, sebbene il padre lo avesse già scoperto una volta liberato – racconta lo storico – Durante la deportazione, papà e figlio non sono mai riusciti a comunicare. Solo in un’occasione un compagno di prigionia di Paolo, trasferito nel lager dove c’era Aldo, riuscì a confidare al genitore che il figlio era vivo e che per quanto possibile stava bene, senza sapere che invece proprio il giorno seguente sarebbe stato ucciso". La pietra d’inciampo a Olgiate è la prima posizionata in un paese della provincia di Lecco.
Daniele De Salvo