Osnago, uccide la figlia e si toglie la vita: "Non la lascio sola, la porto con me"

Franco Iantorno, 80 anni, viveva con la primogenita disabile di 47 ma si era chiuso in se stesso. Vedovo da tempo, dopo essere stato lasciato dalla compagna s’è rabbuiato. I due corpi trovati dalla colf

di Daniele De Salvo

"Io Rossana non la lascio da sola, la porto con me". Franco lo ripeteva spesso. Lo diceva a chi lo incontrava al cimitero quando tutti i giorni andava a trovare la moglie defunta che lo ha reso troppo presto vedovo con una figlia speciale e un bimbo più piccolo da crescere. E lo ribadiva anche a chi lo invitava ad uscire di più, come faceva prima, quando era sempre in giro oppure al bar a giocare a carte, mentre ultimamente non lo si incrociava più così tanto di frequente per strada. Dopo essere stato lasciato dalla compagna si era infatti rabbuiato e chiuso in se stesso.

Tutti pensavano che Franco semplicemente non intendesse lasciare a casa da sola la figlia Rossana, perché soffriva di disturbi psichici e fisici e i due stavano sempre insieme quando lei non era al centro diurno per disabili della zona. Invece Franco probabilmente a suo modo stava avvisando che con lui avrebbe portato via per sempre anche lei. Nessuno tuttavia lo ha colto, perché nessuno mai avrebbe potuto sospettare che un padre che viveva per quella figlia non semplice da assistere e un uomo tanto buono e allegro avrebbe potuto compiere un gesto simile. Lo si è compreso solo ieri mattina, quando Giulia, la donna che che li aiutava nelle faccende domestiche, li ha trovati morti insieme sul divano in soggiorno, dove Franco prima ha ucciso a coltellate Rossana e poi si è tolto la vita allo stesso modo. Quella che sembra una tragedia della sofferenza si è consumata a Osnago, in un appartamento al piano terreno di un condominio di piazza della Pace in centro paese. Francesco Iantorno, Franco per tutti, 80 anni compiuti il 25 aprile, che è stato il primo vigile urbano di Osnago, ha ucciso la figlia Rossana, una donna disabile di 47 anni. L’ha pugnalata con diversi fendenti al petto. Lei non si sarebbe ribellata né difesa in alcun modo, né avrebbe provato a scappare: se semplicemente si sia arresa al papà di cui si fidava incondizionatamente oppure se lui l’abbia prima addormentata con medicinali non si sa, sebbene non risulti siano state trovate confezione di psicofarmaci. Franco dopo aver ucciso la figlia si è seduto composto accanto a lei e ha rivolto la lama pure verso se stesso. Erano tutti e due ancora in pigiama. "La situazione sembra abbastanza chiara – conferma il procuratore capo della Procura della Repubblica di Lecco Ezio Domenico Basso (nella foto), intervenuto direttamente sul posto per coordinare gli investigatori del Nucleo operativo dei carabinieri della compagnia di Merate -. Dobbiamo solo ricostruire alcuni passaggi. Entrambi i corpi presentano evidenti ferite da arma da taglio sul petto".

Omicidio - suicidio quindi. È stato commesso certamente in prima mattinata. È stata comunque disposta l’autopsia: "Dobbiamo ricostruire alcuni passaggi", spiega il procuratore capo. I feretri di papà e figlia sono stati ricomposti e trasferiti in camera mortuaria a Lecco a disposizione del medico legale. A lanciare l’allarme è stata la colf, che ha le chiavi dell’abitazione. Ha immediatamente avvisato Michele, il figlio di Franco e fratello di Rossana più giovane, che abita a Merate. "Non ho nulla da dire", si limita comprensibilmente a rispondere con compostezza a chi gli domanda se sospettasse qualcosa o gli sollecita un ricordo su suo papà e la sorella. Silenzio anche dagli altri familiari, che scuotono la testa e alzano e con le dita fanno cenno di "no": "Non è il momento per favore, lasciateci stare".