"Sono arrivato ad Annone quando il ponte era già caduto"

Al processo per il crollo sfilano gli imputati, compreso il tecnico Anas che era stato avvisato dei primi cedimenti

Il bisogno di spazi più ampi, per garantire il distanziamento tra giudici, imputati e avvocati, ha portato ieri mattina a Como il processo per il crollo del ponte di Annone. Davanti al giudice monocratico Enrico Manzi, sono a dibattimento quattro imputati: Andrea Sesana e Angelo Valsecchi, dirigenti della Provincia di Lecco, Giovanni Salvatore, capo manutenzione Anas e responsabile della Statale 36 e Silvia Garbelli, funzionario della Provincia di Bergamo. Sono accusati, nei diversi ruoli, di disastro colposo e dell’omicidio colposo di Claudio Bertini, morto a 65 anni alle 17.20 del 28 ottobre 2016, quando il ponte aveva ceduto sotto il peso di un camion, schiacciandolo all’interno della sua auto, mentre tornava verso casa a Civate. Ieri mattina era previsto l’esame di un consulente di una parte civile, che non si è potuto svolgere, e l’esame dei quattro imputati. Sesana e Valsecchi hanno scelto di non farsi interrogare, diversamente da Salvatore e la Garbelli. Il primo ha ricostruito quella tragica giornata, a partire dalle 14, quando era stato avvisato della caduta di alcuni calcinacci. Alle 16 era partito da Milano, arrivando ad Annone quando il ponte era ormai franato sulla Statale sottostante. Al giudice, ha spiegato che non avevano avuto contezza della pericolosità della situazione, e poi disquisito sulle attribuzioni di responsabilità nella gestione di quella infrastruttura, di cui Anas svolgeva la manutenzione, ma che – secondo il dirigente – era in capo alla Provincia. La Garbelli è invece coinvolta in quanto firmataria dell’autorizzazione al transito del camion sul ponte: "Non ero addetta a quell’ufficio – ha spiegato - sostituivo il funzionario che era in ferie, e mi sono limitata da firmare i documenti già redatti in precedenza sulla base di valutazioni non mie". Paola Pioppi