Premana, tracce dell’antico popolo dei celti: una frana svela due forni fusori

L’importante scoperta è stata fatta dai volontari del Museo etnografico di Premana

Una rappresentazione storica dedicata ai celti

Una rappresentazione storica dedicata ai celti

Premana (Lecco) - ​Come i guai anche le frane a volte non vengono per nuocere e anzi possono essere foriere di scoperte archeologiche com’è accaduto nei giorni scorsi in Valmarcia, in territorio di Premana, dove uno smottamento ha riportato alla luce due antichi forni per la fusione del ferro che sembrano risalire agli antichi Celti che colonizzarono la valle oltre duemila e quattrocento anni fa, nel IV secolo a.C.

La scoperta è stata fatta dai volontari del Museo etnografico di Premana che si sono calati con le imbragature sulla riva del fiume Varrone che in questo tratto sotto Porcile Zucco, all’inizio della Valmarcia, corre in una gola piuttosto impervia. Le due gallerie, alla quale occorre aggiungerne una terza a poca distanza, sembrano ben conservate e hanno permesso di individuare, a una prima esplorazione, i resti di alcuni forni che venivano utilizzati per fondere il ferro. Non si tratta del primo ritrovamento di questo genere, già gli antichi storici romani nei testi che ci sono stati tramandati testimoniavano la presenza degli Orobi, un antico popolo piuttosto misterioso e imparentato con i Liguri, proprio nella zona di Premana.

Furono loro i primi ad abitare stabilmente le montagne del lago e organizzare il territorio in tribù e villaggi. A partire dal IV secolo a.C. giunsero Celti che, dopo aver valicato le Alpi, si stabilirono qui non come invasori, ma in virtù delle loro capacità commerciali e per la conoscenza, molto approfondita per l’epoca, della metallurgia. Furono loro ad accorgersi che il Valmarcia c’era una grande presenza di ferro, un minerale preziosissimo allora soprattutto per la fabbricazione di attrezzi e armi. A partire dal II secolo a.C. subentrarono loro i romani, anche loro molto interessati alla metallurgia che però sviluppavano con tecniche differenti. I due forni individuati grazie alla frana risalgono di sicuro alla prima presenza dei Celti e sebbene rudimentali sono in grado di scaldare il minerale ferroso fino a 1.500 gradi, portandolo a temperatura di fusione.