Lecco – Crollo del ponte di Annone Brianza, i giudici della V sezione della Corte d’Appello di Milano hanno motivato la sentenza dello scorso 15 aprile, con la riduzione di pene nei confronti dei due dirigenti della Provincia di Lecco, Andrea Sesana e Angelo Valsecchi, e l’assoluzione del dirigente Anas Giovanni Salvatore. Il crollo del ponte di Annone Brianza avvenne alla 17:20 del 28 ottobre 2016, provocò la morte di Claudio Bertini e sei persone rimasero ferite. In primo grado il 6 settembre 2021 il giudice Enrico Manzi condannò Angelo Valsecchi a 3 anni e 8 mesi, Giovanni Salvatore a 3 anni e 6 mesi, Andrea Sesana a 3 anni. I difensori dei tre imputati, l’avvocato Stefano Pelizzari per Andrea Sesana; l’avvocato Edoardo Fumagalli per Angelo Valsecchi e Daniele Ripamonti per Giovanni Salvatore, hanno presentato ricorso in Appello con la discussione avvenuta il 15 aprile scorso.
Il Procuratore generale Paola Pirrotta ha riformulato il reato da omicidio stradale a omicidio colposo e chiesto la condanna a un anno e 6 mesi per tutti e tre gli imputati, invece i giudici della V Sezione d’Appello, la corte era presieduta da Francesca Vitale, a latere Ilaria De Magistris e Cristina Ravera, hanno condannato Angelo Valsecchi a un anno e 8 mesi e Andrea Sesana a un anno e 4 mesi, per quest’ultimo pena sospesa e non menzione. Giovanni Salvatore è stato assolto.
I difensori dei tre imputati si erano battuti per l’assoluzione dei due dirigenti della Provincia di Lecco ma i giudici delle V sezione non l’hanno accolta, dimezzando comunque le pene per i due dirigenti della Provincia, mentre Giovanni Salvatore è stato assolto perché, si legge nelle motivazioni, “permanendo l’indeterminatezza sulla effettiva proprietà del ponte e condividendo la lettura del tribunale di Lecco che ha posto in capo ad Anas gestione e manutenzione, ne sarebbe però discesa una “conseguenza giuridicamente inesatta sotto il profilo della responsabilità penale. L’obbligo giuridico di impedire l’eventuale conseguenza dell’omessa manutenzione non è previsto”. Nei confronti di Anas, secondo i giudici, “Non è prevista, dalle nostre leggi, una responsabilità penale societaria". Si può procedere civilmente, ma non penalmente. Ora si attende l’ultimo passaggio giudiziario, probabilmente davanti alla Suprema Corte.