Lecco: ''pietre di inciampo'' per Pietro e Lino Ciceri, padre e figlio uccisi dai nazisti

Il figlio di 20 anni è stato ucciso dalle SS vicino a Fassoli, il padre di 65 a Mauthausen perché erano partigiani

La posa delle ''pietre di inciampo''

La posa delle ''pietre di inciampo''

Lecco, 27 gennaio 2019 - Avrebbe compiuto 21 anni e sarebbe diventato maggiorenne il 30 luglio del 1944 Lino Ciceri, apprendista meccanico di Lecco.LINO CICERI - I 21 anni e la maggiore età non li ha però mai potuti festeggiare Lino Ciceri: dopo essere stato arrestato il 23 febbraio 1944 ed essere incarcerato prima a San Vittore di Milano al raggio I, cella 31 con il numero di matricola 1461 e poi internato nel campo di Fossoli il 27 aprile, è stato ucciso a Cibeno di Carpi, in provincia di Modena, il 12 luglio dello stesso anno. Ad ammazzarlo in un poligono di tiro sono state le SS in un eccidio in cui hanno massacrato in tutto 67 persone tutte deportate a Fossoli. Il ragazzo ha pagato con la vita l'essere diventato un partigiano della prima ora subito dopo l'8 settembre del '43, partecipando ad atti di sabotaggio contro i repubblichini e i nazisti e alla liberazione di alcuni prigionieri italiani detenuti ad Arcore.

PIETRO CICERI - Anche suo padre Pietro Ciceri è morto per mano dei nazisti perché pure lui ha sostenuto i combattenti della Resistenza. Nato nel 1882 lui è stato catturato l'8 marzo 1944, poche settimane dopo il figlio. E' stato immediatamente trasferito e internato nel laget di GusenMathausen, dove è stato ammazzato il 4 gennaio 1945 all'età di 63 anni. Mentre la salma del figlio è stata restituita alla madre Maria Pozzi che l'ha riconosciuta al momento dell'esumazione avvenuta il 19 maggio 1945, quella del marito no, il suo corpo non è stato mai restituito, probabilmente è stato sepolto in una fossa comune oppure distrutto in un forno crematorio.LE PIETRE DI INCIAMPO – In memoria del padre e degli figlio eroi lecchesi della Resistenza, in occasione del Giorno del Ricordo, quest'oggi, domenica, sul selciato fuori da quella che è stata la loro casa a Acquate, salendo da Lecco verso il Resegone, sono state posate due “pietre di inciampo”. Alla suggestiva cerimonia hanno partecipato molti lecchesi, accanto al sindaco Virginio Brivo, al presidente dell'Amministrazione provinciale Claudio Usuelli, all'onorevole democratico Gian Mario Fragomeli, al prevosto monsignor Davide Milani e al presidente dell'Anpi Enrico Avagnina. Hanno preso parte al momento pure gli studenti delle scuole medie dell'Istituto comprensivo statale intitolato a Don Giovanni Ticozzi, pure lui un partigiano.GUNTER DEMNIG – Ad accompagnare le ragazze e i ragazzi come tutti gli altri cittadini ci h pensato Gunter Demnig, l'artista berlinese 71enne a cui si devono le “pietre di inciampo”, “stolpersteine” in tedesco. Si tratta di pietre appunto, ricoperte da una lastra di ottome, che recano i nomi e qualche breve indicazione dei deportati nel campi di sterminio e che vengono posizionate vicino ai luoghi dove hanno abitato o vissuto. Si tratta di un progetto di memoria urbana diffusa. Dal 1992 ad oggi sono state posizionate circa 60mila pietre tra Paesi Bassi, Germania, Ungheria, Repubblica Ceca, Romania, Svizzera, Spagna, Lussemburgo, Austria, Belgio, Bielorussia, Croazia, Francia, Grecia, Lituania, Norvegia, Polonia e Italia naturalmente.